Hot Club (Jazz in Paris #2)

In una scena de La dea dell’amore, il protagonista, interpretato dal regista, Woody Allen, propone di chiamare il figlio Django come Django Reinhardt, il famoso chitarrista di origini sinti che con il violinista Stephane Grappelli, il bassista Louis Vola e gli altri due chitarristi Roger Chaput e il fratello minore di Reinhardt, Joseph formarono nel 1934 il Quintette de Hot Club de France. Nell’importante programma radiofonico newyorkese ideato da Boris Vian, il quintetto, che aveva la pecularietà di essere formato da soli strumenti a corda, venne presentato subito dopo Philippe Brun.

La mal amata mela

“Portatemi gli affamati, gli stanchi, i poveri e gli piscerò addosso. Questo è ciò che la Statua dell’Intolleranza dice. Le vostre masse di poveri accalcati picchiamole a sangue, facciamola finita e buttiamoli nel boulevard”
Questo disco, pubblicato dalla Sire Records nel 1989, è per il rock quello che Manhattan di Woody Allen è per il cinema. La sentita dichiarazione d’amore per la Grande Mela da parte di Lou Reed: amore per le sue storie da marciapiede, per le strade sporche e malfamate, i criminali per indole e i delinquenti per necessità. Dove anche la storia dei più famosi amanti shakesperiani si trasfigura in un regolamento di conti tra ispanici.