Elogio della sottrazione

Ci sarebbe da arrossire di vergogna per aver ascoltato tutta quella musica plastificata di band phonate e cotonate che hanno contribuito ad allargare il buco dell’ozono con i loro ettolitri di lacche spray. Musica che in molti casi andrebbe messa al bando così come fatto per i clorofluorocarburi.

E ancora qualcuno organizza serate di musica anni ’80 a base di A-ha, Duran Duran, Europe e sempre, dico sempre, l’immancabile colpo di grazia di YMCA.

E d’obbligo sono pure i Talk Talk che tra un disco insulso e uno insipido erano riusciti a piazzare due bei singoli come It’s my Life e Such a Shame. Prima della svolta che li condannò all’oblio. Mark Hollis e soci invece di proseguire nel synth-pop da classifica, abbandonato ogni fronzolo, ridussero la loro musica a strutture scheletriche, di dimessa psichedelia. Due splendidi dischi, Spirit of Eden e Laughing Stock di slowcore, poi lo scioglimento.

Sciroppo per la tosse

“When I see the sun / I hope it shines on me / And gives me everything… well, almost / Some people seem / To be just small hard peas / Sometimes I think it’s me” (da Pea)

La codeina è un alcaloide usato negli sciroppi per calmare la tosse. I dischi dei Codeine godono delle stesse proprietà: ti entrano dentro, ti sciolgono le vie respiratorie e lentamente ti fanno scivolare nella dolcezza del sogno.

Formatisi a Chicago nel 1989 e durati il tempo di un paio di album, i Codeine di John Engle (chitarra), Chris Brokaw (batteria, poi rimpiazzato dal futuro June of ’44 Doug Scharin) e Stephen Immerwahr (basso e voce) di fatto approdarono a quello slowcore che in Europa avrebbe avuto come massimi esponenti i Talk Talk al culmine del loro processo di sottrazione sonora.