Nel giardino degli alci

Se gli hippy inglesi e americani attingevano al misticismo altrui, in particolare dell’India, quelli svedesi guardavano ad uno tutto autoctono affollato di divinità guerriere e creature dei boschi. L’equidistanza poi da Germania e Inghilterra favorì la compenetrazione di psichedelia e musica cosmica creando quel genere noto come progg, con la doppia gi.
Ne uscirono gruppi dai contorni indefinibili come gli Älgarnas Trädgård (Giardino degli alci) che nel 1972 diedero alle stampe Framtiden Är Ett Svävande Skepp, Förankrat I Forntiden (meravigliosa copertina in stile Dalì del periodo nucleare).
Purtroppo l’isolamento geografico e musicale del periodo non consentì di dare alle stampe il secondo disco, intitolato ironicamente Delayed, fino al 2001. E fu un vero peccato perché il gruppo aveva ancora tantissime frecce al proprio arco.

Alberi, erba e pietre

I Träd, Gräs & Stenar, letteralmente alberi, erba e pietre sono l’ultima evoluzione dei Pärson Sound poi diventati con la perdita di un paio di elementi prima International Harvester, poi Harvester, fino all’ultima ragione sociale con cui hanno continuato ad esibirsi fino in tempi recenti. Fanno parte di quella interessantissima scena musicale svedese nota come progg, più vicina alla psichedelia che al quasi omonimo prog-rock.  Il brano che preferisco è la lunga jam di Amithaba, registrata nel 1972 e comparsa come bonus track in una recente ristampa del loro secondo LP Djungelns Lag.

 

La gioia è contagiosa

Ascolto i Samla Mammas Manna, con i loro intermezzi circensi, e mi saltano in mente i saltimbanchi di Ingmar Bergman. A parte la comunanza geografica, nella musica dei Samla Mammas Manna è presente la stessa dicotomia tra razionale e irrazionale, tra geometria e allegro e scanzonato disordine del regista svedese.

I Samla Mammas Manna nascono nel 1965 quando Lars Hollmer adatta il pollaio della madre a studio di registrazione (non a caso battezzato ‘The chicken house‘). Il primo disco, omonimo, è del 1971. Il secondo, Maltid due anni dopo. Poi la partecipazione al Rock in Opposition permette ai nostri un po’ di visibilità al di fuori dei patrii confini.

Nel ’77 dopo aver cambiato chitarrista diventano Zamla Mammaz Manna proseguendo poi nel semianonimato fin quasi ai giorni nostri senza mai venire meno all’invito fatto agli ascoltatori tra le note di copertina di Maltid: “Remember: joy is contagious“.