Luce alla Neon (Neon Records #1)

La Neon Records nacque come costola della RCA con grandi speranze e progetti ambiziosi come il supergruppo Centipede di Keith Tippett. Ebbe purtoppo vita brevissima e nel buco finanziario dell’etichetta inglese finirono per cadere miseramente ottimi gruppi sospesi tra progressive e jazz-rock come Spring, Tonton Macoute, Indian Summer, Running Man, Raw Material. Per quasi tutti loro non ci fu altra occasione di pubblicare altro materiale.
Tra le centodieci mani dei Centipede che registrarono l’album Septober Energy , con la produzione di Robert Fripp,  c’era il meglio del meglio della scena jazz-rock britannica con membri di King Crimson, Soft Machine, Nucleus, Patto.

Il terzo orecchio

La Third Ear Band nasce in quel ricettacolo di meraviglie che fu l’UFO Club di Londra, un locale durato poco meno di un anno ma sul cui palco si alternarono  più volte Pink Floyd, Soft Machine, Tomorrow, Arthur Brown e compagnia cantante. Ciò che distingueva la Third Ear Band era l’inconsueta strumentazione più idonea a un ensemble da camera che a un gruppo rock:  oboe, viola, violoncello.

Due anni dopo la chiusura dell’UFO, siamo nel 1969,  arriva il disco d’esordio, Alchemy, cui seguirà l’anno dopo il secondo, omonimo album, che rimarrà come uno dei frutti più maturi e succosi della psichedelia britannica. L’album è composto da quattro lunghe tracce dedicate ai quattro elementi della tradizione  aristotelica in cui si incontrano, dando vita a un’ottima miscela, suoni orientali ed occidentali.

Tacchi a molla

“Jack dai tacchi a molla” è un personaggio bizzarro e diabolico della Londra vittoriana. Capace di saltare un muretto senza prendere la rincorsa. Spring Heel Jack è un progetto musicale capace di saltare i rigidi steccati dei generi.
Nati come duo di drum n’ bass hanno via via incorporato elementi jazzistici reclutando il meglio dell’avanguardia degli anni ’70 come l’olandese Han Bennink o collaboratori dei Soft Machine come Evan Parker e Paul Rutherford senza dimenticare l’apporto di J Spaceman, al secolo Jason Pierce, chitarrista di Spacemen 3 e Spiritualized. Merito degli Spring Heel Jack la sapienza nel riuscire ad amalgamare il tutto con un’elettronica calda capace di non rendere mai ostico l’impasto sonoro che, ancorché complesso, risulta sempre piacevole e interessante.

La musica è un gioco

Furono molti gli artisti che negli anni sessanta e settanta si stabilirono a Ibiza. Tra questi uno dei musicisti più affezionati all’isola fu il folletto Kevin Ayers che preferì sempre il calore e i divertimenti dell’isola al perseguimento del successo. Dopo un’infanzia passata in Malesia (e i cui echi si sentono in pezzi come Oleh oleh bandu bandung) e l’adolescenza a Canterbury dove fondò con i fratelli Hopper e Robert Wyatt i Wilde Folwers, trovò proprio alle Baleari il denaro per mettere in piedi i Soft Machine. Ayers e Daevid Allen convinserò infatti il milionario americano Wes Brunson a finanziarli per l’acquisto di tutta la strumentazione necessaria al loro progetto musicale. Ma come detto Ayers preferiva spassarsela e così abbandonò il gruppo dedicandosi in maniera saltuaria alle sue  esperienze soliste e sfogare la sua multiforme e allegra creatività come in quella giocosa sarabanda sonora di Joy of a Toy, il suo esordio solista pubblicato dalla Harvest nel 1969.

Canterbury al pesto

Picchio Dal Pozzo. A volte la scelta del nome del gruppo è decisiva. E in questo caso azzeccatissima. Nome splendido. Copertina altrettanto evocativa, ripresa da un libro tedesco di illustrazioni per bambini. Musica che attinge sì al jazz-rock di Canterbury ma lo interpreta con un’originalità e una sensibilità fuori dal comune. Non solo epigoni di Soft Machine e compagnia wyattante.