Semplificazioni di menti semplici

In quella remota epoca ante-Shazam capitava di ascoltare canzoni senza saperne né il titolo né l’autore. Fu così per una canzone che accompagnava uno di quei filmati prodotti per riempire gli intervalli tra un programma e l’altro e che era una miscellanea di azioni di grandi cestisti della NBA e immagini di vita quotidiana dell’America dei grattacieli e quella rurale delle piccole cittadine lungo le grandi highways.

Impiegai anni per scoprire che la canzone, scelta senza minimamente curarsi del testo, che niente c’entrava né col basket né con l’America più o meno urbanizzata, era Mandela Day, un brano che gli scozzesi Simple Minds avevano dedicato nel 1989 al leader anti-apartheid sudafricano.

Oramai già in territori molto pop, il gruppo di Glasgow aveva abbandonato  le spigolosità post-punk degli esordi, verso una new wave sempre più edulcorata. E fu un vero peccato.

 

Metempsicosi

A differenza di tanti musicisti diventati più zombie di Eddie degli Iron Maiden a forza di continuare a ripetere se stessi all’infinito c’è chi come Steve Hillage si è reincarnato di volta in volta in forme diverse. In principio furono gli Uriel che nel ’69 diedero alle stampe il loro primo e unico album sotto le mentite spoglie dei fantomatici Arzachel. Quando infatti uscì il disco parte del gruppo era già diventata Egg e il contratto con la Deram non ne avrebbero consentito la pubblicazione. Fu poi la volta dei Kahn, un unico visionario disco nel ’72.
Seguì un tour con Kevin Ayers e poi l’ingresso nella teiera volante dei Gong di Daevid Allen con i gradi di Submarine Captain. Hillage torna sulla Terra dalle imprese spaziali dei Gong quando nel ’77 esplode il punk e partecipa al disco degli Sham 69.
Con l’arrivo degli anni ’80 Hillage passa dietro la consolle e produce i dischi di Simple Minds e Robyn Hitchcock. Passa un decennio è torna con la sua chitarra nel seminale album elettronico degli Orb, The Orb’s Adventures beyond the Ultraworld.
Insomma una vita musicale sempre in continuo movimento nel segno della più genuina scuola di Canterbury.