Non aver paura del buio alla fine della tempesta

Dopo lo straordinario successo di vendite di The Dark Side of the Moon la Harvest decise di riunire in un doppio LP intitolato A Nice Pair i primi due album, The Piper at the Gates of Dawn e A Saucerful of Secrets, quelli barrettiani per intenderci e, di conseguenza, gli unici registrati dai Pink Floyd a detta di un barrettiano come colui che verga queste righe. L’artwork della Hipgnosys includeva una serie di foto tra cui quella di una squadra di calcio dalle divise bianche e blu tra cui militavano i membri del gruppo che, appassionati di football avevano messo su il Pink Floyd Football Club.  La foto in questione li ritraeva prima di una sonora sconfitta per 4 a 0 con una squadra di marxisti londinesi.

La passione per il calcio di Waters e soci si era già palesata in precedenza sull’album Meddle : in coda alla bellissima Fearless si può ascoltare You’ll Never Walk Alone la canzone simbolo del Kop, la tifoseria del Liverpool durante il sentito derby cittadino con i rivali dell’Everton e di sicuro la canzone simbolo degli stadi d’oltremanica. La canzone originariamente fu scritta dalla coppia Hammerstein e Rodgers per il musical Carousel nel 1945 e portata al successo in Inghilterra da un gruppo di Liverpool, non dai Fab Four, ma dai meno noti Gerry & the Pacemakers nel 1963.

Bandiera rosa

1977. I Pink Floyd non ci sono più da un pezzo. Voi direte che nel ’77 hanno pubblicato per l’etichetta Harvest Animals e due anni dopo anche The Wall, ma quelle sono solo le nevrosi in musica di Roger Waters. Sono anche grandi dischi ma dischi di musicisti in gabbia, i ruggiti innocui di bestie allo zoo.
Fuori invece accade altro, esplodono i disordini non solo musicali del punk.
Ogni casa discografica cerca di accaparrarsi qualche nuova band. La Harvest ci prova con questo quartetto uscito dalla scuola d’arte di Watford. I critici, poveri scemi, li ribattezzano Punk Floyd per sottolineare l’assenza nei Wire della purezza punk. Non si sono accorti che i Wire non sono punk. Ed è più facile trovare tracce barrettiane qui che altrove (sentitevi l’inizio di French film blurred). I Wire sono andati già oltre: Pink Flag, Chairs Missing e 154 sono tre dischi uno più bello dell’altro (senza contare A-Z l’esordio solista del cantante Colin Newman).

Vacche magre (ovvero Khun Narin è meglio dei Pink Floyd)

Ho riascoltato il famoso disco della mucca, una delle geniali copertine dello studio Hipgnosis: la semplice foto della frisona Lulubelle III  che pascola nella verde campagna inglese senza alcuna indicazione del nome del gruppo o del titolo dell’album. Nella sterminata apologetica dei Pink Floyd, si narra che i funzionari della EMI chiesero al fotografo Storm Thorgerson se il suo intento fosse quello di far fallire la loro casa discografica.

Il primo lato del vinile si compone di una lunga suite orchestrale, Atom Heart Mother, arrangiata dal compositore Ron Geesin mentre nel secondo lato trovano posto tre delicate canzoni folk equamente divise tra Waters, Gilmour e Wright e la lunga Alan’s Psychedelic Breakfast.

Ma il folk e la psichedelia in questo disco finiscono per apparire artefatti e troppo cerebrali rispetto a quella naif di Khun Narin. Sissignori, Khun Narin! Non avete la più pallida idea di chi sia Khun Narin? Khun Narin suona un phin elettrificato, il phin è uno strumento tipico della Thailandia e del Laos. Attorno a lui ruota un ensemble spesso formato da vecchi e bambini che si esibivano in occasione di feste e processioni nella regione del Phetchabun in lunghe jam improvvisate.

Qualche anno fa un produttore  americano scovò su youtube una serie di video – in uno c’è una acidissima Zombie dei Cranberries! – e da lì sono nati due album, il primo strepitoso Electric Phin Band e il secondo intitolato semplicemente II. Ascoltare per credere.