La fabbrica dei robot
Formatisi a Birmingham negli anni settanta e capitanati dai fratelli Godfrey, ribattezzatisi Epic Soundtracks e Nikki Sudden, gli Swell Maps sono stati una delle band più originali del post-punk britannico. Bastarono un paio di singoli per essere notati dal DJ John Peel, che li convocò a una memorabile session alla BBC nell’ottobre del ’78, e dal genio di Mayo Thompson, nel periodo in cui, messa da parte l’esperienza freak-out e psichedelica dei texani Red Crayola, lavorava per l’etichetta londinese Rough Trade e produsse il primo memorabile LP A Trip to Marineville. Il secondo LP Jane from Occupied Europe, uscito per la Secretly, rincarò ancora la dose di quel post-punk fantasioso minato da mille eterogenee trovate che attingevano alla musica industriale, alla psichdelia, al krautrock.
Il suono della sabbia
Non pago della modern dance dei suoi Pere Ubu, negli anni ottanta, il pingue cantante David Thomas, arruola il meglio dell’intelligencija musicale per continuare il suo destrutturante programma artistico: Mayo Thompson dei Red Crayola, Richard Thompson dei Fairport Convention, Chris Cutler, John Greaves e Lindsay Cooper degli Henry Cow oltre ad altri ex ubu-iani accompagnano gli spericolati equilibrismi vocali di Thomas. Un’ottima serie di album dove spiccano soprattutto The sound of the sand (1982) e Monster walks the winter lake (1986).
I surfisti di quel posto
“There’s a time to shit and time for God”
Eredi della più sballata psichedelia texana (cito Red Crayola e The 13th Floor Elevators ma ci sarebbe tutto un sottobosco da scoprire), i Butthole Surfers – sì, i surfisti di quel posto lì – hanno descritto una parabola la cui fase ascendente è stata punteggiata da usa serie di dischi splendidi ed oltraggiosi. Ho scritto eredi della psichedelia ma con i piedi mal piantati nell’hardcore più fangoso e viscerale. Il primo EP eponimo esce per la Alternative Tentacles di Jello Biafra dei Dead Kennedys nel 1983, poi due LP devastanti per la Touch & Go, Psychic Powerless (1984) e Rembrandt Pussyhorse (1986) sono campionari di volgarità e temi grotteschi eppure capaci di entrare in territori avanguardistici con i loro collage di rumori non di rado oscenamente organici. Questi gli episodi imperdibili di una carriera che andrà avanti per un altro decennio di continuo sberleffo per tutto e tutti.