Abbattere l’asilo della realtà

Rip Rig & Panic è tra le migliori prove del polistrumentista Rahsaan Roland Kirk registrato nel 1965 con Jaki Byard al piano, Richard Davis, reduce da Out of lunch! di Dolphy e che parteciperà tre anni dopo alle registrazioni di Astral Weeks di Van Morrison, al contrabbasso ed Elvin Jones, fido compare di Coltrane, alla batteria.
Kirk era diventato cieco in seguito a una dose eccessiva di medicinali somministratagli da un’infermiera sbadata. Si fidava dei sogni e fu in seguito a un sogno che cominciò a suonare sul palco anche tre strumenti contemporaneamente! Famoso anche per l’impegno politico che portava avanti in salaci monologhi durante i suoi concerti non si arrese neppure quando un’emorragia cerebrale lo lasciò semiparalizzato: modificò i suoi strumenti e tirò avanti ancora un paio di anni prima che un secondo ictus lo uccidesse alla fine di un concerto nel 1977.
Nel 1981, Gareth Sager e Bruce Smith del Pop Group insieme a Sean Oliver, Mark Springer e la cantante Neneh Cherry (figliastra del trombettista Don Cherry) fondarono i Rip Rig & Panic chiamati così proprio in onore di Kirk. I loro dischi God (1981) e I am cold (1982) sono un ottimo esempio di quel free jazz punk inglese tanto inviso al nostro Franco Battiato in cerca di centri di gravità permanente.

La breve stagione di una gioventù colossale

Gli Young Marble Giants durarono il tempo di un disco e una manciata di singoli. L’unico LP Colossal Youth, uscito nel 1980 per la Rough Trade, è composto da brevi brani caratterizzati dalla voce glaciale di Alison Statton, l’organo di Stuart Moxham e il basso del fratello Philip. La batteria elettronica e la quasi assenza della chitarra conferiscono al disco quel tipo di sound che sarà caratteristico del post-punk.

Punk e Islam

“Kebabträume in der Mauerstadt / Türk-kultur hinter Stacheldraht / Neu Izmir in der DDR / Atatürk der neue Herr / miliyet für die Sowjetunion / in jeder Imbißstube ein Spion / ein ZK-Agent aus Türkei / Deutschland Deutschland / Alles ist vorbei / Wir sind die Türken von morgen” (*)

Quando nel 1961 sulla faccia di Berlino comparve l’oscena cicatrice del muro il quartiere di Kreuzberg diventò un vero e proprio cul de sac. Tre lati su quattro si erano ritrovati ad avere come orizzonte cemento armato e filo spinato. Così Kreuzberg si svuotò e fu presto occupato da immigrati turchi e punk di mezza Europa. Fu in questo clima che nacquero esperienze musicali eterogenee dai D.A.F. ai nostrani CCCP. E fu qui, in Oranienstrasse che sul palco del piccolo locale SO36 passarono i martelli pneumatici degli Einsturzende Neubauten e il sudore e gli sputi di Iggy Pop e Nick Cave.

(*) Sogni di kebab nella città del Muro / la cultura turca dietro il filo spinato / Una nuova Smirne nella DDR / Atatürk è il nuovo dominatore / milita per l’Unione Sovietica / una spia in ogni birreria / un agente del ZK dalla Turchia / Germania, Germania, è tutto finito / Siamo i turchi di domani)

La guerra fredda

Il post-punk britannico attecchì rapidamente in Francia e Siouxie fu la madrina riconosciuta della scena locale etichettata come cold-wave. A Lille si formò il quartetto dei Guerre Froide che vivacchiò un paio d’anni al principio degli ottanta: un tour, un album (Cicatrice) e un 12″ eponimo. Tempo di guerra fredda e di blocchi contrapposti, forte l’immaginario del Muro e della capitale tedesca divisa, fresca la lezione della trilogia berlinese di Bowie: il 12″ conteneva l’ottima Demain Berlin che in tempi di Youtube è ritornata a galla dando alla band di Yves Royer, Gilbert Deffais, Patrick Mallet e Fabrice Fruchart la celebrità postuma.

La bellezza convulsiva di Nadja

Licht è il documento sonoro di alcune esibizioni live della formazione degli ALU tenute tra Belgio, Olanda e Germania nel febbraio del 1982. Un interessante punk sintetico ad opera di due vecchie glorie del krautrock, Ludwig Papenberg e Hannes Vesten, titolari dei Sand, band che in vita realizzò il solo ottimo album Golem nel 1974. Gli ALU, nascono quando ai due, che nel frattempo avevano fondato una propria etichetta discografica, si unisce la cantante Nadja Moldt. Scaricata la psichedelia, già intrisa di elettronica, dei Sand fa posto un convulso punk dominato dalla voce allucinata di Nadja. Nonostante le inevitabili pecche dovuta alla registrazione dal vivo merita sicuramente l’ascolto.

 

D’istruzione pubblica

La de-evoluzione è in atto da tempo. Il sito del MIUR (che dismemore della storia patria ha battezzato il Piano Nazionale di Formazione dei Docenti PNF) si è esibito nel classico orrore da matita blu.

Domani cominciano gli esami di maturità per mezzo milione di studenti. Le statistiche dicono impietosi che una fetta troppo grande dei nostri maturandi perfettamente de-evoluti che non sanno scrivere né far di conto. E c’è anche chi, storia vera, alla maturità ci arriva senza essere mai stato praticamente promosso: bocciato in prima al tecnico, poi in prima al geometra, ancora in prima al commerciale. Poi, salto di canguro, tre anni in  uno e approdo al liceo delle scienze umane, un altro paio di capitomboli e ancora un tre in uno verso la maturità scientifica. They are not men, they are devo!

La profezia dei fratelli Casale, da Akron, Ohio, finalmente si è materializzata.

Non si scappa da se stessi

La fuga di Adrian Borland finì tragicamente nell’aprile del ’99 quando si gettò sotto un treno alla stazione di Wimbledon. Uno sconvolto Mark Burgess, cantante dei Chameleons, decise di continuare il tour che l’amico stava portando avanti e in seguito di riformare la band che registrò l’acustico ‘Strip’.

La fuga nei tunnel della depressione, era iniziata tanti anni prima quando ancora cantava con i suoi The Sound. Non era bastato quel piccolo capolavoro che è Jeopardy, aperto dalla splendida (e a posteriori infausta) ‘I can’t escape myself’ e disseminato di tante piccole perle post-punk e new wave, ad aprirgli le porte sempre ingiuste del successo.

Prendiamo ad esempio il concerto antinuclearista di Utrecht del 1982 pubblicato con altri quattro concerti tenuti in Olanda come The Dutch Radio Recordings:  ci sono gli U2, ci sono i Sound. I primi hanno dato alle stampe due dischi ancora acerbi, Boy e October,  i secondi i più compiuti, ma ovviamente presto dimenticati e a maggior ragione da riscoprire, Jeopardy e From the Lions Heart