In tanti cominciarono a rovistare tra i dischi degli anni sessanta di library, lounge, exotica quando i più pratici compact-disc soppiantarono i vinili. Vinili che finivano nei mercatini dell’usato con le loro copertine umide e logore, i loro graffi e imbarcamenti.
Una dematerializzazione sfacciata del supporto che sarebbe culminata nell’ectoplasmatico mp3. Ma anche la scoperta di una miniera d’oro per chi cercava brani da campionare e fare taglia e cuci di lacerti sonori.
I nuovi apprendisti stregoni proliferarono dando vita a tutto un sottobosco di generi. Dalle nostre parti si cominciò a parlare di modernariato che è forse l’etichetta che preferisco. E nel calderone del modernariato ci sta bene il giapponese Tomoyuki Tanaka che, sotto il moniker Fantastic Plastic Machine, prepara i suoi cocktail sonori nonostante non abbia ripetuto i successi del fortunato esordio di Dear Mr. Salesman (1997),con alla voce Maki Nomiya dei Pizzicato Five e che gli valse la partecipazione al Coechella Festival di quell’anno.