Quando arrivarono a decidere un nome per la band, pensarono a quei gruppi che vengono reclutati in fretta e furia per sostituirne qualcun altro. Così scartato un primo The Substitutes, scelsero The Replacements. E di band da rimpiazzare, portando aria fresca al panorama hardcore, ce n’erano fin troppe. Ma la musica dei Replacements, volutamente scanzonata era solo un modo per nascondere le paure e le insicurezze del cantante Paul Westerberg: insomma un far finta di non prendersi mai sul serio.
Nel furgone, durante il tour di Hootenanny, il rituale era questo: mettevano le mani una sull’altra e Paul diceva: “Dove stiamo andando?” e la band rispondeva: “Verso la mediocrità!”, “Quale mediocrità?”, “L’assolutà mediocrità!”
Nel 1984 dopo il grande successo dell’album Let it be un critico del ‘Village Voice’ scriveva: “sono un crogiolo di grandi speranze e di sentimenti modesti, di grugniti da gatti selvatici e di noia, pieni di desideri che cercano di tenere a distanza con un bastone, senza riuscirci”.
Non riuscirono a tenersi lontano soprattutto da alcool (in cui avevano sempre sguazzato) e droghe che dominarono la parabola discendente del gruppo seguendo il solito canovaccio, purtoppo questo sì, mediocre e risaputo del sex, drugs & rock’n’roll.