Senofonte a Coney Island

Ispirato alla Anabasi di Senofonte, dove diecimila mercenari greci, tra cui lo stesso autore, attraversano il nemico impero persiano il film The Warriors, tradotto in italiano come I guerrieri della notte racconta la ritirata della gang dei Guerrieri dal Bronx alla loro Coney Island dopo essere stati ingiustamente accusati dell’omicidio del leader Cyrus, non a caso come l’omonimo imperatore persiano, che vuole unire tutte le gang di New York. La pellicola, diretta da Walter Hill e uscita nel 1979, è caratterizzata da una colonna sonora che punteggia, tra ritmi sintetici e tanto funk, la ritirata notturna dei Guerrieri che si concluderà all’alba sul mare a Coney Island.

Disturbo bipolare

Una vita sospesa tra gli opposti e dalle multiple personalità: questo è James Siegfrid, cantante e sassofonista al pubblico noto come leader dei James Chance & The Contortions e dei James White & The Blacks. Oppure dei The Flaming Demonics, o dei James Chance & the Sardonic Symphonics, o ancora dei James Chance and Terminal City. E non meno disturbata e disturbante è la musica sospesa in maniera spericolata tra jazz e no wave, tra Ornette Coleman e James Brown. Ma erano tempi ricchi di incroci impossibili quelli della Grande Mela di fine anni settanta!

Urbi et Orbi

I primi quattro album dei Talking Heads sono uno più bello dell’altro e non ci si può permettere di non ascoltarli. Ma vale la pena ascoltare, e vedere, anche il concerto che tennero a Roma nel dicembre del 1980 in formazione extralarge: infatti a  coadiuvare i quattro membri fondatori, David Byrne, Tina Weymouth, Jerry Harrison e Chris Frantz c’erano lo strepitoso Adrian Belew, Busta Jones, Bernie Worrell, Dolette McDonald e Steven Scales: i suoni metropolitani della Grande Mela si mescolano a ritmiche di matrice africana.

Un flusso sonoro che è un fiume in piena e tracima funky da ogni dove, fortunatamente immortalato dalle telecamere della RAI.

Testa e cuore

Dietro le quinte della new wave americana brigarono le migliori menti dell’intellighentia musicale del tempo: Brian Eno, John Cale, Philip Glass. Quest’ultimo, uno dei maestri del minimalismo, nel periodo che intercorre tra le sue Einstein on the beach (1975) e Koyaanisqatsi (1983) si dedicò alla produzione di un gruppo newyorkese: i Polyrock.
Due dischi, Polyrock (1980) e Changing hearts (1981) estremamente creativi dove si sente la mano di Glass nel bilanciare serrati ritmi funky e uno spiccato romanticismo.

La mal amata mela

“Portatemi gli affamati, gli stanchi, i poveri e gli piscerò addosso. Questo è ciò che la Statua dell’Intolleranza dice. Le vostre masse di poveri accalcati picchiamole a sangue, facciamola finita e buttiamoli nel boulevard”
Questo disco, pubblicato dalla Sire Records nel 1989, è per il rock quello che Manhattan di Woody Allen è per il cinema. La sentita dichiarazione d’amore per la Grande Mela da parte di Lou Reed: amore per le sue storie da marciapiede, per le strade sporche e malfamate, i criminali per indole e i delinquenti per necessità. Dove anche la storia dei più famosi amanti shakesperiani si trasfigura in un regolamento di conti tra ispanici.

I Bizantini della Grande Mela

Ricordati, a torto, solo per la presenza in formazione del regista Jim Jarmusch, ma c’erano anche i gemelli Braun dai seminali Circus Mort di Michael Gira dei futuri e imprescindibili Swans, i The Del-Byzanteens vantano una discografia ridotta all’osso composta da due singoli e un EP per la miseria di nove brani in tutto di ottima new wave che vale la pena di ascoltare.

Finti ma di classe

Guidati dall’allampanato John Lurie, che sarà protagonista con Roberto Benigni e Tom Waits del film di Jim Jarmusch Daunbailò, i newyorkesi Lounge Lizards furono inizialmente tacciati di suonare fake-jazz visto la loro provenienza da ambienti punk e no wave. Ma è proprio l’approccio poco ortodosso al jazz a dare quel quid in più al loro esordio, eponimo, del 1981. Con John Lurie in quella prima prova discografica c’erano il fratello Evan al piano, il bassista Steve Piccolo, il batterista Anton Fier e il chitarrista di origini brasiliane Arto Lindsay, già nei DNA.

L’uomo dei pupazzetti

Li aspetto, come se fossi uno sciamano, e loro arrivano. Faccio queste frivolezze da molto tempo, le persone mi portano i giocattoli dei loro bambini che poi diventano personaggi veri e propri del mio lavoro, per le installazioni, le sculture, le performance, i video. Li uso come spugne di spiriti che assorbono memorie ed esperienze dell’infanzia che contengono.

Charlemagne Palestine non è solo un eccentrico signore di Brooklyn che si esibisce contornato di pupazzi e pelouches. E’ un grande musicista, pioniere dell’elettronica, allievo di Morton Subotnick, e studioso del gamelan indonesiamo. I suoi primi lavori Four Manifestations on Six Elements (1974) e soprattutto Strumming Music (1977) sono assolutamente da ascoltare. Strumming è unione di streaming e drumming, un flusso percussivo generato dal pianoforte che crea uno stato di trance.

 

 

Musica per l’Europa che non c’è più

Non riesco a leggere il libro Galizia. Viaggio nel cuore della Mitteleuropa di Martin Pollack senza la compagnia della musica di Zev Feldman e Andy Statman. Il libro segue le tracce di quella propaggine d’Europa ai bordi dell’impero asburgico travolta dagli eventi tragici del novecento e ne riporta  a galla le storie così come nel ’79 Zev Feldman, studioso di musica ottomana e Andy Statman, clarinettista newyorkese ripescano la tradizionale musica klezmer. Jewish Klezmer Music è il loro disco di esordio e si apre proprio con una Galitsianer Tantsel.

Qui il video di una esibizione del duo nel novembre del 1978, un concerto di tributo al maestro di Statman, Dave Tarras.

Lo sterco del diavolo

Il simbolo del dollaro si trasforma in un infernale quadrupede cornuto. Moolah è termine slang che sta per denaro. Due oscuri musicisti newyorkesi nel 74 registrano a nome Moolah questo unico e disturbante LP Woe Ye Demons Possessed, degno di essere messo a fianco ai coevi dischi di krautrock. Concretismi ed elettronica assortita in questo album che si guadagnerà una menzione nella famigerata Nurse With Wound list. Da ascoltare con attenzione.