L’oceano e Montezuma

Trent’anni fa, studente con sempre pochi spiccioli in tasca, trovai a prezzo d’occasione Zuma di Neil Young. Disco  che quest’anno compie mezzo secolo e che difficilmente troverete citato tra quelli imperdibili nella vasta discografia del loner canadese. Io personalmente lo amo moltissimo. Zuma è un disco vario che passa da pezzi più elettrici in compagnia dei fidati Crazy Horse, qui alla prima volta col chitarrista Frank Sampedro ad episodi più acustici fino alle due perle finali: Cortez the killer, dove la stagione del flower power viene tra sfigurata in una sorta di Eden prima dell’arrivo dei conquistadores europei e la dolcissima Through my sails, avanzo delle escursioni in compagnia di Crosby, Stills e Nash. Da Montezuma all’oceano di Zuma Beach.

L’ultima canoa

Nonostante la presenza di Johnny Depp Dead Man è stato un grande flop commerciale, costato nove milioni di dollari per un incasso al botteghino  di poco superiore a uno. Ma la pellicola di  Jim Jarmusch è uno splendido western trasfigurato. Il personaggio principale, il timido William Blake, è coinvolto in una sparatoria nella inquietante città di Machine. Sospeso tra la vita e la morte, William viene curato dall’indiano Nessuno, che vede in lui  l’incarnazione dell’omonimo poeta inglese. La colonna sonora del film, girato in bianco e nero, è una lunga improvvisazione di Neil Young a base di feedback e riverberi tanto cari al musicista canadese, basti ricordare i trentacinque minuti di rumori assortiti di Arc, la traccia ottenuta facendo un collage dei concerti del tour di Weld.