Carneadi industriali

Quando nel 1984  viene dato alle stampe Kühe in 1/2 Trauer il collettivo tedesco P16.D4 è già attivo da sei anni. Anni di passaggio tra l’età dell’oro del krautrock e la Deutsche Neue Welle (la new wave tedesca). Achim Szepanski, Ewald Weber, Gerd Poppe, Ralf Wehowsky e Roger Schönauer assemblano un capolavoro in cui convergono nuove e vecchie tendenze oltre alle istanze avanguardistiche di Stockhausen. Un capolavoro di cui all’epoca, e anche dopo, si accorgeranno in pochissimi. Ascoltare la traccia “He’s Afraid Of The Way The Glass Will Fall – Soon: It Will Be A Spectacle: The Fall Of A Crystal Palace But Coming Down In Total Blackout, Without One Glint Of Light, Only Great Invisible Crashing” per credere.

La precarietà è un cuneo nelle ossa (Dischi da Ultima Spiaggia #2)

“Quanto dura il mio minuto se devo fare settantacinque secondi in sessanta?”
La Rapsodia meccanica del calabrese Francesco Currà, operaio dell’Ansaldo di Genova, vede la luce nel dicembre del ’76 ovvero prima ancora che i Throbbing Gristle diffondessero il verbo della musica industriale (che in realtà era già stata inventata dai futuristi, dagli intonarumori di Luigi Russolo fino alla ‘Sinfonia delle sirene’, una composizione per masse di lavoratori, cannoni, idroplani e tutte le sirene delle fabbriche della città di Baku che il russo Arseny Avraamov mise in scena 7 novembre del ’22).
Nei roventi anni di piombo Currà mette in scena tutta l’alienazione del lavoro in fabbrica e i suoi ritmi omicidi declamando i suoi testi su un sottofondo di rumori tirati fuori direttamente dai suoi macchinari durante le lunghe ore di lavoro alla fresa. Il disco viene poi completato dai patterns di Roberto Colombo che, molto prima di comporre la sigla della soap Beautiful, aveva da poco licenziato per la comune etichetta Ultima Spiaggia l’ottimo Sfogatevi bestie, disco di jazz-rock entrato a far parte della famigerata Nurse With Wound list.