La debolezza è potenza

“La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza.”

Per fare un’ottima fantascienza non c’è bisogno né di robot, né di astronavi, né di macchine del tempo. Stalker, prima di diventare triste sinonimo di molestatore è uno dei capolavori di Andrej Tarkovskij. E lo stalker in questione è la guida che porta nell’inviolabile Zona due uomini, lo scritttore in crisi di ispirazione e il professore che aspira a vincere il Nobel. Entrambi sono alla ricerca della fantomatica Stanza, luogo dove possono avverarsi i desideri più intimi e segreti . E qui mi fermo onde evitare indesiderati spoiler.

Aggiungo che la colonna sonora del film, realizzato nel 1979, è del compositore sovietico Eduard Artemyev che negli anni ’60 cominciò a lavorare con i primi sintetizzatori musicando anche altre due pellicole di Tarkovskij, Solaris e Zerkalo. Ed è proprio la musica elettronica del compositore a giocare un ruolo centrale nella creazione dell’atmosfera aliena della Zona.

Nonne elettriche (rumore rosa #2)

Pochi giorni fa se ne è andato Pierre Henry, uno dei padri della musica concreta e tra i principali collaboratori dello Studio d’Essai di Pierre Schaeffer. Da lì sono passati quasi tutti i pionieri della musica elettronica e tra questi va annoverata anche Eliane Radigue che vi arriva, poco più che ventenne, nel 1955.  Parigina di quel quartiere medievale di Les Halles che oggi non esiste più, iniziata alla musica classica, dai primi esperimenti di musica concreta approderà  con gli anni a un minimalismo sempre più personale.

Come L’île re-sonante, una delle sue migliori prove, composta nel 2000 e pubblicata nel 2005.

 

Lasciate il gatto nella sua scatola

Heisenberg non è un Cristo buono per tutti. E la cosa più seria che si può dire parafrasando Schroedinger è che non si può dire se la classica scatola di latta rotonda contiene i biscotti danesi al burro oppure ago, filo, cotone e qualche bottone spaiato finché non la si è aperta. E last but not least sapere che E=mc2 è l’equazione di Einstein non presuppone che si possa relativizzare questo e quello a piacimento.

I testi di divulgazione scientifica (o presunti) infestano le librerie e mai che parlassero di fisica classica: ha troppo poco appeal il rigore della fisica ottocentesca. Le difficoltà concettuali e i paradossi della fisica moderna consentono invece a troppi cialtroni di sentirsi autorizzati a parlare di fisica e far passare come cosa scientifica le peggiori asinate. E la tecnologia non aiuta a salvaguardare i saperi ma solo a intorbidire le acque con mille rivoli tossici.

Così devo scontrarmi con chi tira in ballo il mio Giordano Bruno e cerca di farmi passare per novello inquisitore nei confronti di tal Masaru Emoto, nipponico fortunatamente deceduto da qualche anno e quindi impossibilitato a dire ulteriori minchiate. I cristalli di ghiaccio, secondo i miei interlocutori, risponderebbero in maniera diversa se sollecitati con belle parole digitate su un telefono cellulare. Questioni di frequenze dicono, bontà loro che approfittano del fatto che non posso condannarli al rogo. E rimango col mio furore sordo ad alto volume e bassissime frequenze sulle note indeterminate di un altro Heisenberg, moniker estemporaneo del finlandese Sasu Ripatti alias Vladislav Delay in compagnia di Max Loderbauer (Moritz von Oswald Trio).