L’elettronica eterozigote
Fondatore con Pierre Schaeffer del Groupe de Recherches Musicales, Luc Ferrari teorizza, a partire dalla musica concreta quella che definirà musica anedottica: i rumori di ambiente e i suoni trovati si fanno racconto e dramma.
Primo esempio di questa musica anedottica è la composizione Hétérozygote, realizzata nei primi anni sessanta dopo l’apprendistato classico con Olivier Messiaen e Arthur Honegger e l’incontro, negli Stati Uniti, con Edgard Varèse che allora cominciava le sue esplorazioni elettroniche.
L’arcipelago sonoro
André Boucourechliev nasce a Sofia, in Bulgaria, nel 1925. Studia a Parigi, in seguito otterrà anche la cittadinanza francese e approfondisce i suoi studi a Milano con Berio e Maderna e negli Stati Uniti con Cage. Più noto come musicologo che come compositore, ha scritto libri su Schumann, Chopin, Beethoven, si è cimentato negli anni ’50 con la musica elettronica in quel laboratorio unico che è stato il Groupe de Recherche Musicale di Parigi. Notevole la serie degli Archipels, composti negli anni sessanta e settanta, e le cui partiture indagano i limiti della libertà espressiva dei musicisti: ogni esecuzione è diversa dall’altra senza però mai cadere nell’aleatorietà.
Un serialista concreto
Compositore capace di spaziare dalla musica seriale a quella sacra, Claude Ballif (1924 -2004), studia negli anni cinquanta a Darmstadt con Pierre Boulez, Bruno Maderna, Luciano Berio, Luigi Nono e Karlheinz Stockhausen. Nei primi anni ’60 avviene l’incontro con il Groupe de Recherches Musicales di Pierre Schaeffer che porterà alla creazione di Étude au ressort e Points, Mouvements, composizioni nate dalla manipolazione di nastri magnetici.
L’articolazione dei suoni
Io una volta a Budapest ho detto per scherzo: “quando morirò, se proprio ci tenete a chiamare qualcosa con il mio nome, dedicatemi una strada sbagliata . Ecco come mi sento io.”
Da bambino Gyorgy Ligeti sognava di diventare scienziato e anche se diventò musicista non dimenticò l’amore per le strutture matematiche e chimiche come la clorofilla che “ha al centro un atomo di magnesio, come un ragno in agguato in mezzo alla ragnatela”. Un musicista capace di spingersi oltre le convenzioni del tempo e guardare oltre, capace di comporre musica elettronica e scioccare il suo pubblico come quando nel ’63 in Olanda mandò in scena la prima del suo Poema sinfonico per cento metronomi’ il pubblico si trovò sul palco dieci esecutori che azionarono cento metronomi! Il pubblico prima restò perplesso in silenzio poi cominciò a protestare. Il concerto, che doveva anche essere trasmesso in televisione, fu sostituito nel palinsesto da una provvidenziale partita di calcio. Ma anche la sua produzione più propriamente classica si è sempre spinta un po’ più in là. Uno come Stanley Kubrick non poteva non innamorarsi di un tale musicista e utilizzerà in più d’uno dei suoi film le composizioni di Ligeti.
Splendida la partitura visuale realizzata negli anni settanta dal graphic designer Rainer Wehinger per la sua Artikulation, composizione elettronica del 1958 realizzata con l’ausilio di Gottfried Michael Koenig e Cornelius Cardew, lo sperimentatore inglese all’epoca assistente di Karlheinz Stockhausen.
La Luna Cinese
Costin Miereaunu nasce nel 1943 a Bucarest e studia musica prima a Parigi epoi a Darmstadt, allievo di Stockhausen e Ligeti. Acquisisce nel ’77 la cittadinanza francese e dal 1981 insegna alla Sorbona. Compositore di musica aleatoria e musica concreta nel 1975 incide per l’etichetta milanese Cramps di Gianni Sassi l’album Luna Cinese, composta da due lunghe tracce, un collage di voci sul lato A del vinile e un minaccioso strumentale sul lato B. Album finito dritto, manco a dirlo, nella lista dei Nurse With Wound.
Lo sterco del diavolo
Il simbolo del dollaro si trasforma in un infernale quadrupede cornuto. Moolah è termine slang che sta per denaro. Due oscuri musicisti newyorkesi nel 74 registrano a nome Moolah questo unico e disturbante LP Woe Ye Demons Possessed, degno di essere messo a fianco ai coevi dischi di krautrock. Concretismi ed elettronica assortita in questo album che si guadagnerà una menzione nella famigerata Nurse With Wound list. Da ascoltare con attenzione.
Eccoci all’acqua
La musica ambient o emoziona oppure è una noia mortale. Watermusic, del compositore elettronico texano William Basinski, riesce a emozionarmi sempre. E’ un lungo flusso sonoro di oltre un’ora, un mare calmo in superficie ma agitato da strani gradienti di temperatura sotto. Un mare senza pesci, senza fondale, un mare notturno dove filtrano solo debolissime luci: è così che me lo immagino.
Nato nel 1958 ma arrivato tardi alla notorietà grazie a Carsten Nicolai, al secolo Alva Noto, che lo ha scoperto sul finire degli anni novanta a New York, Basinski, con alle spalle un passato da sassofonista jazz ha basato la sua arte di loop, droni e suoni sbriciolati di vecchi nastri magnetici come avverrà nei suoi più famosi Disintegration Loops.
Nonne elettriche (rumore rosa #2)
Pochi giorni fa se ne è andato Pierre Henry, uno dei padri della musica concreta e tra i principali collaboratori dello Studio d’Essai di Pierre Schaeffer. Da lì sono passati quasi tutti i pionieri della musica elettronica e tra questi va annoverata anche Eliane Radigue che vi arriva, poco più che ventenne, nel 1955. Parigina di quel quartiere medievale di Les Halles che oggi non esiste più, iniziata alla musica classica, dai primi esperimenti di musica concreta approderà con gli anni a un minimalismo sempre più personale.
Come L’île re-sonante, una delle sue migliori prove, composta nel 2000 e pubblicata nel 2005.
Nonne elettriche (rumore rosa #1)
In musica la parità di genere è lungi dall’essere raggiunta. E se in ambito rock la percentuale rosa rimane comunque miserella guardando indietro del tempo diventa ancora più difficile trovare presenze femminili: pochissime ma dalle storie che valgono la pena di essere raccontate. Come quella della danese Else Marie Pade.
Nata nel 1924 , visse sulla sua pelle i tremendi giorni della seconda guerra mondiale: fece parte della resistenza nella sua Danimarca occupata dai nazisti distribuendo giornali illegali e sabotando le linee telefoniche nell’attesa di uno sbarco alleato che avvenne invece in Francia e una volta catturata dalla Gestapo fu detenuta nel campo di concentramento di Frøslev. Raccontò che fu durante il periodo di prigionia che decise di dedicarsi completamente alla musica. Nel dopoguerra ci provò con il piano poi nel 1952 sentì alla radio danese un programma sulla musica di Pierre Schaeffer: folgorata, riuscì a contattare il compositore e divenne sua collaboratrice al GRMC, il gruppo di ricerca di musica concreta della RTF, la radio francese. Nel ’58 la visita all’Expo di Bruxelles le suggerì la creazione di Syv Cirkler: era l’Expo dell’Atomium e soprattutto di quel padiglione Philips progettato da Le Corbusier e da Iannis Xenakis (architetto nonché musicista d’avanguardia) le cui cavernose pareti iperboloidi – era stato costruito pensando alla forma di uno stomaco – facevano da cassa di risonanza alle note del Poème Eléctronique di Edgar Varese e di Concret PH dello stesso Xenakis. Negli anni seguenti la Pade continuò il suo percorso seguendo i lavori di Ligeti, Stockhausen, Boulez e lavorando per la radio danese ma dovrà aspettare gli anni duemila, quando sarà scoperta da giovani musicisti elettronici come Jakob Kierkegaard per guadagnarsi una piccola ma meritata visibilità e togliersi lo sfizio di pubblicare un disco a ottantanove anni!