La mal amata mela

“Portatemi gli affamati, gli stanchi, i poveri e gli piscerò addosso. Questo è ciò che la Statua dell’Intolleranza dice. Le vostre masse di poveri accalcati picchiamole a sangue, facciamola finita e buttiamoli nel boulevard”
Questo disco, pubblicato dalla Sire Records nel 1989, è per il rock quello che Manhattan di Woody Allen è per il cinema. La sentita dichiarazione d’amore per la Grande Mela da parte di Lou Reed: amore per le sue storie da marciapiede, per le strade sporche e malfamate, i criminali per indole e i delinquenti per necessità. Dove anche la storia dei più famosi amanti shakesperiani si trasfigura in un regolamento di conti tra ispanici.

Il gatto di Schroedinger e la fine del topo

Non potendosi permettere di viaggiare dalla Pennsylvania fin nel Wisconsin  Waldo Jeffers, preoccupato che la sua Marsha lo possa tradire, si chiude in una scatola e si fa pacco postale.

Quando Marsha, in compagnia di Sheila e a cui sta raccontando dell’uomo con cui è stata la sera prima, riceve il pacco e non riesce ad aprirlo porge delle grosse forbici all’amica che in un colpo solo apre il pacco e la testa del povero Waldo.

Questa la storiella macabra scritta da Lou Reed e letta da John Cale e incisa sul secondo album dei Velvet Underground White Light\White Heat, LP ancora più ostico del primo, imprescindibile esordio in compagnia di Nico.