Singing in the rain

Piccola antologia per giorni di pioggia: ‘Rainy day’ vede la luce nel 1984. David Roback dei Rain Parade raccoglie membri di Bangles, Three O’ Clock, Dream Syndicate per incidere una manciata di pezzi con cui il movimento del Paisley Underground rende omaggio ai loro eroi coverizzando Bob Dylan, Lou Reed, Jimi Hendrix, Alex Chilton, Beach Boys. Un album non memorabile ma pur sempre godibile bignamino a stelle e strisce.

La mal amata mela

“Portatemi gli affamati, gli stanchi, i poveri e gli piscerò addosso. Questo è ciò che la Statua dell’Intolleranza dice. Le vostre masse di poveri accalcati picchiamole a sangue, facciamola finita e buttiamoli nel boulevard”
Questo disco, pubblicato dalla Sire Records nel 1989, è per il rock quello che Manhattan di Woody Allen è per il cinema. La sentita dichiarazione d’amore per la Grande Mela da parte di Lou Reed: amore per le sue storie da marciapiede, per le strade sporche e malfamate, i criminali per indole e i delinquenti per necessità. Dove anche la storia dei più famosi amanti shakesperiani si trasfigura in un regolamento di conti tra ispanici.

Il gatto di Schroedinger e la fine del topo

Non potendosi permettere di viaggiare dalla Pennsylvania fin nel Wisconsin  Waldo Jeffers, preoccupato che la sua Marsha lo possa tradire, si chiude in una scatola e si fa pacco postale.

Quando Marsha, in compagnia di Sheila e a cui sta raccontando dell’uomo con cui è stata la sera prima, riceve il pacco e non riesce ad aprirlo porge delle grosse forbici all’amica che in un colpo solo apre il pacco e la testa del povero Waldo.

Questa la storiella macabra scritta da Lou Reed e letta da John Cale e incisa sul secondo album dei Velvet Underground White Light\White Heat, LP ancora più ostico del primo, imprescindibile esordio in compagnia di Nico.