Metempsicosi

A differenza di tanti musicisti diventati più zombie di Eddie degli Iron Maiden a forza di continuare a ripetere se stessi all’infinito c’è chi come Steve Hillage si è reincarnato di volta in volta in forme diverse. In principio furono gli Uriel che nel ’69 diedero alle stampe il loro primo e unico album sotto le mentite spoglie dei fantomatici Arzachel. Quando infatti uscì il disco parte del gruppo era già diventata Egg e il contratto con la Deram non ne avrebbero consentito la pubblicazione. Fu poi la volta dei Kahn, un unico visionario disco nel ’72.
Seguì un tour con Kevin Ayers e poi l’ingresso nella teiera volante dei Gong di Daevid Allen con i gradi di Submarine Captain. Hillage torna sulla Terra dalle imprese spaziali dei Gong quando nel ’77 esplode il punk e partecipa al disco degli Sham 69.
Con l’arrivo degli anni ’80 Hillage passa dietro la consolle e produce i dischi di Simple Minds e Robyn Hitchcock. Passa un decennio è torna con la sua chitarra nel seminale album elettronico degli Orb, The Orb’s Adventures beyond the Ultraworld.
Insomma una vita musicale sempre in continuo movimento nel segno della più genuina scuola di Canterbury.

Cani sciolti

Il primo giugno del 1974 al Rainbow Theatre si danno appuntamento quattro illustri diseredati del rock: Nico e John Cale dai Velvet Underground, Kevin Ayers dai Soft Machine, Brian Eno dai Roxy Music. Come una muta di cani sciolti (e in compagnia di altri outsider come Robert Wyatt, Ollie Halsall dei Patto più Mike Oldfield) danno vita a un concerto che in qualche modo chiude un’epoca e prepara il terreno a una musica di là da venire e in cui i nostri, in particolar modo Eno e Cale, tireranno i fili da dietro le quinte: e sarà appunto la new wave di Patti Smith, Devo, Talking Heads e compagnia cantante.
Il concerto oltre l’attingere al  repertorio dei quattro include anche due significative cover, di Elvis Presley,  una Heartbreak Hotel deturpata da John Cale e di Jim Morrison, quella The end che Nico porterà a vertici ancora maggiori di disperata e glaciale angoscia.

La musica è un gioco

Furono molti gli artisti che negli anni sessanta e settanta si stabilirono a Ibiza. Tra questi uno dei musicisti più affezionati all’isola fu il folletto Kevin Ayers che preferì sempre il calore e i divertimenti dell’isola al perseguimento del successo. Dopo un’infanzia passata in Malesia (e i cui echi si sentono in pezzi come Oleh oleh bandu bandung) e l’adolescenza a Canterbury dove fondò con i fratelli Hopper e Robert Wyatt i Wilde Folwers, trovò proprio alle Baleari il denaro per mettere in piedi i Soft Machine. Ayers e Daevid Allen convinserò infatti il milionario americano Wes Brunson a finanziarli per l’acquisto di tutta la strumentazione necessaria al loro progetto musicale. Ma come detto Ayers preferiva spassarsela e così abbandonò il gruppo dedicandosi in maniera saltuaria alle sue  esperienze soliste e sfogare la sua multiforme e allegra creatività come in quella giocosa sarabanda sonora di Joy of a Toy, il suo esordio solista pubblicato dalla Harvest nel 1969.