Quando alla sua morte aprirono finalmente la stanza tenuta sempre chiusa a chiave del suo piccolo appartamento di due camere chiamata scherzosamente l’armadio trovarono vestiti tutti uguali e un gran numero di ombrelli. Fu l’ultima stravaganza di Erik Satie. Era il 1925.
Soltanto l’anno prima aveva partecipato al film dadaista di Renè Clair L’entr’acte dove in compagnia di Francis Picabia carica un cannone contro Parigi mentre Marcel Duchamp e Man Ray giocano a scacchi.
Per certi versi quel gesto ben rappresentava la carriera antiaccademica del grande gimnopedista di Honfleur, quello che già nel lontano 1893 aveva progettato le Vexations, brevi partiture da ripetere per 840 volte e da suonare a se stessi o quello che aveva inserito nelle musiche per il balletto Parade, soggetto di Jean Cocteau, scene e costumi di Pablo Picasso, i suoni di una macchina da scrivere, una rivoltella, una ruota della lotteria, una sirena da nave e una turbina.