Alta fedeltá (Made in Japan #19)

Ho scovato in uno dei giganteschi negozi di elettronica di Tokyo un paio di auricolari (A U R I C O L A R I !!) da circa 700 €. Mi piace ascoltare la musica e sono contento se posso ascoltarla con la giusta resa acustica, i bassi come si deve e tutto il resto. Ma rimango basito quando trovo audiofili disposti a spendere cifre spropositate per ascoltare poi cosa? Musica comunque digitalizzata e che ha giá perso quindi la presunta purezza del suono originario? E le imperfezioni dovute alla registrazione? Ai microfoni, agli ambienti, agli esecutori stessi… Vorrei prendere un disco a caso della Japrocksampler, la lista di dischi memorabili del rock nipponico stilata da Julian Cope, farlo sentire all’anonimo acquirente degli auricolari di cui sopra e vedere poi l’effetto che fa! Oppure l’arcinota Tintarella di Luna di Mina eseguita dai noisers Melt Banana.

Viaggi al termine della notte (Made in Japan #2)

Un disco da ore piccole quello dei Tolerance, duo femminile nipponico con all’attivo un paio di album per l’etichetta Vanity, Anonym (1979) e Divin (1981).

Masami Yoshikawa alla chitarra e Junko Tange al piano, voce ed elettronica, disegnano sul disco d’esordio paesaggi da sogni disturbati. Il brano JUIN-Irénée pare anticipare certe cantilene pigre di Kim Gordon dei Sonic Youth, il conclusivo Voyage Au Bout De La Nuit omaggia Celine  con un suono  aspro e insistito che ben evoca il capolavoro dello scrittore francese.

Luoghi non comuni (Made in Japan #1)

L’associazione mentale furgoncino Wolkswagen = figli dei fiori è assolutamente automatico. E al figlio dei fiori di turno nove volte su dieci si assoceranno connotati scandinavi o nord-europei.

In questo documentario c’è un furgoncino che parte dall’Olanda, girovaga per l’Europa, c’è uno spezzone girato in Italia in pieno periodo elettorale,  si spinge fino in India. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe gli allegri passeggeri sono un gruppo di musicisti giapponesi che non cantano di pace e amore ma suonano una musica molto ostica che lambisce territori tra il concretismo e l’avanguardia. Il loro nome, sincera dichiarazione di intenti, è Taj-Mahal Travellers.

Inclusi a buon diritto da Julian Cope nel suo Japrocksampler tra i campioni del rock nipponico hanno al loro attivo tre album costituiti da lunghe jam intitolati semplicemente Live Stockholm July 1971, July 15, 1972 e August 1974. Estremamente lunga e varia invece la discografia del più famoso dell’ottetto, Takehisa Kosugi, violinista, già facente parte del Group Ongaku e collaboratore del gruppo Fluxus.