Un calzino in copertina e il titolo burlone come The leg end (così, con le due parole staccate) of Henry Cow come leccornia musicale per questa Epifania l’esordio del leggendario gruppo avant-prog inglese.
Rumori, interferenze, scariche elettrostatiche e altro
Un calzino in copertina e il titolo burlone come The leg end (così, con le due parole staccate) of Henry Cow come leccornia musicale per questa Epifania l’esordio del leggendario gruppo avant-prog inglese.
Si intitola L’apprendista l’album del 1977 degli Stormy Six, band italiana che proprio quell’anno approda all’interno del Rock In Opposition capitanato dagli Henry Cow e che porterà al gruppo una certa notorietà in Inghilterra e nelle due Germanie: l’Amiga, l’etichetta discografica di stato della DDR pubblicherà infatti nel 1980 un’antologia del gruppo milanese.
Gruppo attivo sin dalla metà degli anni sessanta e fortemente politicizzato, gli Stormy Six raggiungono con L’apprendista, loro sesto album in studio, una scrittura più matura sia per quanto riguarda il suono che i testi.
Gruppo milanese colto e ironico, coagulatosi nel ’78 attorno all’unico componente stabile, Lorenzo Leddi, fratello del più famoso Tommaso degli Stormy Six, i Mamma Non Piangere durano il tempo di incidere due dischi, il N.1 (Musica, bestiame e benessere) e il N.2 (Sempre avanti a testa bassa), in cui mescolano mille influenze che possono a buon diritto rientrare nell’etica del Rock In Opposition degli inglesi Henry Cow.
L’apartheid, il sistema di segregazione razziale che per decenni ha disonorato il Sudafrica non risparmiò neppure la musica. I Blue Notes, formazione jazz che includeva musicisti bianchi e neri, erano costretti a esibirsi in clandestinità. Fu così che molti musicisti come Mongezi Feza e Dudu Pukwana andarono a cercare fortuna in Inghilterra. Tantissime collaborazioni con musicisti jazz e progressive e un paio di dischi a nome Assagai (il primo uscito per la Vertigo nel 1971). A Mongezi Feza, trombettista eclettico e sbarazzino, toccò una fine troppo precoce, nel 1975, a soli trent’anni, per una polmonite mal curata. Aveva da poco collaborato a quei due capolavori che sono Rock Bottom di Robert Wyatt e In Praise of Learning degli Henry Cow. Mongs lasciò in eredità alla musica britannica quella sfrenata energia e gioia di vivere tipica della township music dei ghetti delle metropoli sudafricane.
Non pago della modern dance dei suoi Pere Ubu, negli anni ottanta, il pingue cantante David Thomas, arruola il meglio dell’intelligencija musicale per continuare il suo destrutturante programma artistico: Mayo Thompson dei Red Crayola, Richard Thompson dei Fairport Convention, Chris Cutler, John Greaves e Lindsay Cooper degli Henry Cow oltre ad altri ex ubu-iani accompagnano gli spericolati equilibrismi vocali di Thomas. Un’ottima serie di album dove spiccano soprattutto The sound of the sand (1982) e Monster walks the winter lake (1986).
RIO, acronimo di Rock In Opposition, nasce il 12 marzo 1978 a Londra. L’opposizione dichiarata è alla musica commerciale. E il volantino vergato da Chris Cutler è eloquente: “I discografici prendono le loro decisioni basandosi sul profitto ed il prestigio… essi hanno orecchie solo se si tratta di rubare denaro, cuori che pompano sangue di chi assassinano”. Sotto lo slogan “The music the record companies don’t want you to hear” si esibiscono cinque gruppi da altrettanti paesi: i padroni di casa, gli Henry Cow, gli italiani Stormy Six, gli svedesi Samla Mammas Manna, i francesi Etron Fou Leloublan e i belgi Univers Zero.
Quest’ultimi, capitanati dal batterista Daniel Denis, si portano dietro un armamentario di viole, violoncelli, clarinetti, harmonium e spinette. Più che il rock inseguono Bartok e la musica contemporanea. Il loro secondo disco ‘Heresie’ del 1979 è esemplare: l’umore è tetro e plumbeo come i cieli di Bruxelles. Negli anni seguenti incorporeranno nella loro musica strumenti elettronici e sintetizzatori ma senza mai discostarsi dal loro credo eretico lontano da ogni altro genere precostituito. Il loro suono rimarrà sempre, come titola una delle loro prime composizioni, un “caos ermetico”.
Formazione a mezza via tra il progressive dei settanta e la new wave dei primi anni ottanta, i bresciani Art Fleury comincaino la carriera aprendo il concerto degli Area al parco Lambro di Milano quando ancora si chiamano AMG (dalle iniziali dei tre membri fondatori) e facendo da spalla agli Henry Cow durante i loro concerti italiani. Dopo un 45 giri d’assaggio intitolato ‘L’overdose‘ nel 1980 esordiscono sulla lunga distanza con ‘I luoghi del potere‘ disco strumentale vicino al Rock In Opposition del gruppo di Frith e soci. Poi allargano la formazione e si avvicinano a sonorità molto più new wave ma ancora originali e dagli spunti interessanti come la scanzonata e sbarazzina ‘U.K. is dead’. Da riscoprire.