Tacchi a molla

“Jack dai tacchi a molla” è un personaggio bizzarro e diabolico della Londra vittoriana. Capace di saltare un muretto senza prendere la rincorsa. Spring Heel Jack è un progetto musicale capace di saltare i rigidi steccati dei generi.
Nati come duo di drum n’ bass hanno via via incorporato elementi jazzistici reclutando il meglio dell’avanguardia degli anni ’70 come l’olandese Han Bennink o collaboratori dei Soft Machine come Evan Parker e Paul Rutherford senza dimenticare l’apporto di J Spaceman, al secolo Jason Pierce, chitarrista di Spacemen 3 e Spiritualized. Merito degli Spring Heel Jack la sapienza nel riuscire ad amalgamare il tutto con un’elettronica calda capace di non rendere mai ostico l’impasto sonoro che, ancorché complesso, risulta sempre piacevole e interessante.

Abbattere l’asilo della realtà

Rip Rig & Panic è tra le migliori prove del polistrumentista Rahsaan Roland Kirk registrato nel 1965 con Jaki Byard al piano, Richard Davis, reduce da Out of lunch! di Dolphy e che parteciperà tre anni dopo alle registrazioni di Astral Weeks di Van Morrison, al contrabbasso ed Elvin Jones, fido compare di Coltrane, alla batteria.
Kirk era diventato cieco in seguito a una dose eccessiva di medicinali somministratagli da un’infermiera sbadata. Si fidava dei sogni e fu in seguito a un sogno che cominciò a suonare sul palco anche tre strumenti contemporaneamente! Famoso anche per l’impegno politico che portava avanti in salaci monologhi durante i suoi concerti non si arrese neppure quando un’emorragia cerebrale lo lasciò semiparalizzato: modificò i suoi strumenti e tirò avanti ancora un paio di anni prima che un secondo ictus lo uccidesse alla fine di un concerto nel 1977.
Nel 1981, Gareth Sager e Bruce Smith del Pop Group insieme a Sean Oliver, Mark Springer e la cantante Neneh Cherry (figliastra del trombettista Don Cherry) fondarono i Rip Rig & Panic chiamati così proprio in onore di Kirk. I loro dischi God (1981) e I am cold (1982) sono un ottimo esempio di quel free jazz punk inglese tanto inviso al nostro Franco Battiato in cerca di centri di gravità permanente.

Febbre spagnola

Ci sono dischi che si incontrano tardi, quello della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, già contrabbassista del gruppo di Ornette Coleman, l’ho scoperto colpevolmente solo in anni recenti. E’ un disco del 1969, il gruppo è una sorta di big band stellare, ne fanno parte la pianista Carla Bley, suoi la maggior parte degli arrangiamenti, il trombettista austriaco Michael Mantler, il sassofonista argentino Gato Barbieri e poi Don Cherry alla cornetta, Paul Motian alla batteria, Dewey Redman al sax, Roswell Rudd al trombone. Il repertorio del disco attinge a canzoni tradizionali della guerra civile spagnola e ad altre canzoni di protesta della tradizione europea come Song of the United Front di Brecht, di quella afroamericana come We Shall Overcome o ancora War Orphans di Ornette Coleman e Song for Che di Haden ,che rielabora in chiave free l’Hasta siempre di Carlos Puebla.

Ma non aspettatevi né un album di lagnose riletture di canzoni andaluse né il free-jazz più cervellotico e di oscura interpretazione: questo è un gran disco che riesce a conciliari due mondi e due linguaggi apparentemente lontanissimi.

Il cuore è uno zingaro (d’Atlante con un fiore a New York)

Inseriti a torto nel calderone del progressive italico i N.A.D.M.A. (Natural Arkestra De Maya Alta) vantano una discografia composta da soli due dischi: Come uno zingaro di Atlante con un fiore a New York realizzato in studio nel 1973 e un live dello stesso anno, Paura, edito solo nel 2006.

Le radici della musica dei N.A.D.M.A. vanno cercati, non nel prog, ma nel free jazz (dalla Arkestra di Sun Ra ai lavori di Don Cherry con cui il leader dell’ottetto, Marco Cristofolini aveva suonato). Una musica camaleontica che incorpora temi etnici, orientali e africani, senza mai farsi world-music.