Tradimento e tradizione

Avevo in programma da tempo di scrivere di questi 7 LP pubblicati nel 1979 con il patrocinio della regione Campania, curati da Roberto De Simone, scomparso da pochi giorni. Tra registrazioni sul campo e cantori trascinati in studio, per lo sdegno dei duri e puri dell’etnomusicologia, in questi solchi c’è tutta quella cruda e viva materia cui attingerà a pienissime mani la Nuova Compagnia di Canto Popolare.

Menzione speciale per la piccola casa editrice Squilibri che nel 2010 ha pubblicato un prezioso cofanetto, libro + 7CD, intitolato Son sei sorelle , rituali e canti della tradizione in Campania che raccoglie e espande, con altre tre ore di materiale inedito, l’originale box.

Di necessità virtù

Comincia letteralmente in Gloria la carriera di Van Morrison, con la hit da classifica dei suoi Them. Poi il trasferimento negli Stati Uniti, il primo disco solista, contenente la splendida Brown-eyed girl, gli screzi con la casa discografica, gli scarsi soldi che non gli permettono di avere una band. Ma proprio il non potersi permettere altro che l’accompagnamento di un flautista e di un bassista fa da premessa ad Astral Weeks. Van Morrison ha solo ventitre anni e tira fuori questo capolavoro di folk dove la natia Irlanda incontra il jazz.

La geografia è destino

“So che la geografia è destino, la storia non si fa, signorile, a tavolino” (Giovanni Lindo Ferretti da Orfani e vedove, P.G.R.)

Il Kurdistan è una nazione che non ha confini che la separano da altri stati ma viene attraversata, come da devastanti cicatrici, da quelli di Siria, Turchia, Iran e Iraq che si sono visti assegnare dalla storia, mai galantuoma, fette mal ritagliate di quel vasto territorio in cui i curdi non sono padroni della loro casa ma ospiti mal sopportati.

Da profanissimo di musica tradizionale mi sono imbattuto nell’ascolto di un intenso concerto tenuto a Teheran dal musicista iraniano Kayhan Kalhor, ma di origine curda, Khayan Kalhor in duo con il turco Erdal Erzincan. Il primo suona il tradizionale kamancheh, il secondo il baglama. La musica persiana e turca come leva per abbattere i confini.

Ascolta gli alberi

I Trees sono stati una band inglese di folk-rock attivi tra il 1969 e il 1972 caratterizzata dalla limpida voce di Celia Humphris. Due album all’attivo, The Garden of Jane Delawney e On the Shore, entrambi pubblicati dalla CBS nel 1970. Nel secondo LP compare una bella versione della classica Geordie, già portata al successo da Joan Baez e, in Italia, da Fabrizio De André.

 

Suoni carnascialeschi

Nel 1979 Mauro Pagani, reduce dai P.F.M. e dalla prima uscita solista, si unisce ai Canzoniere del Lazio di Pasquale Minieri e Giorgio Vivaldi per formare un vero e proprio supergruppo: a loro si uniranno infatti i membri degli Area di Demetrio Stratos e jazzisti del calibro di Maurizio Giammarco, Danilo Rea e Roberto Della Grotta. Battezzatisi Carnascialia incideranno un disco e suoneranno dal vivo per un paio di tournée. Uno splendido incrocio di folk, jazz e progressive.

 

Ecco Quah

Allontanarsi significa tornare. Questo predica il Tao. Nel 1974 Jorma Kaukonen lascia i Jefferson Airplane e con l’amico Tom Hobson torna a quel territorio essenziale di chitarre acustiche e voce, accompagnate qua e là da una sezione d’archi (aggiunta purtroppo dagli incauti discografici e che, per fortuna, non fa troppi danni). Un disco, Quah, unplugged vent’anni prima che diventasse l’abusato standard di MTV.

“Into the future we must cross (must cross) / And I’d like to go with you”. 
Genesis è la canzone che apre il disco e che rappresenterà il capolavoro di Kaukonen. Il resto dell’album rimane quasi annichilito dalla prima traccia. Ed è un peccato perché è disco pregevole e filologicamentre importante nel suo recupero di brani della tradizione folk e blues.

Due volti di Ginevra

“That is a very unusual song, it’s in a very strange tuning with strange time signatures. It’s about three women that I loved. One of who was Christine Hinton, the girl who got killed who was my girlfriend, and one of who was Joni Mitchell and the other one is somebody that I can’t tell. It might be my best song.” (David Crosby)
Inutile dilungarsi sulle virtù di Crosby Stills & Nash, l’album della famosa copertina con i tre sul divano in ordine inverso alla sigla sociale: storia vuole che quando i tre tentarono di rimediare all’errore, tornando in cerca del divano, scoprirono che non c’era più!
Tra molti episodi memorabili come Marrakech Express o Wooden Ships, la mia preferita resta Guinnevere, frutta del sacco di David Crosby. Di questa canzone si innamorò anche Miles Davis che ne registrò una lunga trasfigurata versione durante le sessions di Bitches Brew. Il brano però rimase inedito fino alla pubblicazione, un paio di decenni dopo, delle intere sessions.

Suoni dietro le sbarre

Per tutta la vita Alan Lomax ha raccolto canti popolari, dalle prigioni americane ai cavatori di marmo di Carrara. Fu lui, insieme al padre, l’etnomusicologo John Lomax, a scoprire in una prigione della Louisiana il grande Leadbelly. E fu sempre dai nastri registrati da Lomax nella Spagna franchista che Miles Davis e Gil Evans attinsero le idee che avrebbero portato alla realizzazione di Sketches of Spain, uno dei vertici della produzione davisiana.

Negro Prison Blues and Songs è l’antologia che raccoglie i brani registrati da Lomax nei penitenziari del Mississippi e della Louisiana.

Vampiri, suore e morti (Ohr Records #3)

Terzo titolo in catalogo per la Ohr Records e accreditato al solo Bernd Witthüser, in seguito sarà aggiunto alla denominazione sociale anche il polistrumentista Walter Westrupp, già presente in questa prima prova, Lieder Von Vampiren, Nonnen und Toten è una raccolta di macabre e ironiche canzoncine folk cantate in tedesco. Suoni non ancora contaminati da tentazioni cosmiche o progressive ma già ricchi di trovate anche nell’uso di strumenti inusuali o trovati.

Un problema di scarpe

Un capolavoro di psych-folk caduto nel dimenticatoio per decenni per colpa della somiglianza della cover del disco con quella di una pubblicità di scarpe. Fu per questo motivo grottesco che Pass the distance, l’esordio discografico dell’inglese Simon Finn pubblicato dall’etichetta Mushroom nel 1970 sparì dalla circolazione. E sparì dalla circolazione anche Simon Finn che andò in Canada per dedicarsi all’agricoltura biologica e all’insegnamento del karate.

Bisogna ringraziare David Tibet, leader dei Current ’93 e grande collezionista di dischi per aver riportato alla luce negli anni zero questa piccola gemma e anche lo stesso Simon Finn che da allora ha ripreso a fare musica e a pubblicare dischi.