Il 17 settembre 1962 nei Sound Makers Studios di New York City si ritrova, citando Paolo Conte, il grande boxeur tutto ventagli e silenzi ovvero il leggendario pianista Duke Ellington, ormai sessantatreenne con due più giovani e affermati colleghi, il contrabbassista Charles Mingus e il batterista Max Roach. I due si mettono al servizio del Duca, non senza qualche attrito come vuole la vulgata della genesi del disco, e sfornano, tra classici di Ellington (Caravan, Solitude) e pezzi registrati per l’occasione come la splendida Fleurette Africain, l’LP Money Jungle.
“Sono solo due le cose che contano: l’amore, in tutte le sue forme, con belle ragazze, e la musica di New Orleans e di Duke Ellington. Tutto il resto è da buttar via, perché è brutto…” (Boris Vian, dalla prefazione a ‘L’Écume des Jours‘)
Nel primo dopoguerra l’emittente radiofonica newyorkese WNEW trasmise per 48 puntate il programma Jazz in Paris curato dallo scrittore e poeta francese Boris Vian. L’intento era quello di presentare al pubblico americano il jazz francese: arrivarono anche così alle orecchie d’oltreoceano le note di Django Reinhardt, Stephane Grappelli, Claude Luter. Peccato che nessuna registrazione si sia salvata ma fortunatamente rimangono i testi preparati da Vian per le trasmissioni. Ma lo stesso inesauribile Vian oltre che critico musicale fu lui stesso musicista e paroliere, surreale e antimilitarista. Una vita troppo intensamente vissuta e stroncata il 23 giugno del ’59, 59 anni fa, da un infarto che lo colse al cinema mentre guardava infastidito la trasposizione cinematografica del suo romanzo Sputerò sulle vostre tombe, l’unico che ebbe successo commerciale pur essendo nato come parodia degli hard-boiled americani.