Dalle stalle alle stelle (o viceversa)
“siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro” (Bandiera bianca, Franco Battiato)
Così come è molto difficile non conoscere le hit Figli delle stelle e Tu sei l’unica donna per me è altrettanto facile non conoscere la vita precedente di Alan Sorrenti, una vita che comprende due ottimi dischi sperimentali Aria (1972) e Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto (1973) entrambi pubblicati dalla Harvest, la stessa etichetta dei Pink Floyd, e che vedono la presenza, nel primo LP, di un musicista del calibro di Jean Luc Ponty, violinista presente in più di un disco di Frank Zappa e, nel secondo LP, del flautista David Jackson dei Van der Graaf Generator.
Nel mezzo, prima di prendere la strada della musica da discoteca con annessa rapida ascesa e rovinosa caduta e un presente di apparizioni assolutamente imbarazzanti su cui è inutile infierire, il tentativo di cimentarsi con la canzone tradizionale napoletana, la classica Ditencello vuje, in chiave prog.
L’apertura popolare
Tra le venti possibili mosse con cui il bianco può aprire una partita a scacchi la più popolare è quella che vede avanzare di due case il pedone di re ovvero dalla posizione e2 alla posizione e4.
Manuel Göttsching scelse una scacchiera come copertina del suo album solista, nato come esperimento casalingo nel dicembre del 1981 e pubblicato solo tre anni dopo. Il musicista tedesco, leader degli Ash Ra Tempel, una delle massime espressioni del krautrock, aveva cominciato a dilettarsi con i sintetizzatori e quasi per gioco sfornò un’ora di elettronica che ruotava attorno a un paio di Mi ( E2 ed E4 se si usa la notazione letterale delle note musicali). Con sua sorpresa diventò un brano di successo nei club disco di New York e Detroit.