Un calzino in copertina e il titolo burlone come The leg end (così, con le due parole staccate) of Henry Cow come leccornia musicale per questa Epifania l’esordio del leggendario gruppo avant-prog inglese.
Rumori, interferenze, scariche elettrostatiche e altro
Un calzino in copertina e il titolo burlone come The leg end (così, con le due parole staccate) of Henry Cow come leccornia musicale per questa Epifania l’esordio del leggendario gruppo avant-prog inglese.
Non pago della modern dance dei suoi Pere Ubu, negli anni ottanta, il pingue cantante David Thomas, arruola il meglio dell’intelligencija musicale per continuare il suo destrutturante programma artistico: Mayo Thompson dei Red Crayola, Richard Thompson dei Fairport Convention, Chris Cutler, John Greaves e Lindsay Cooper degli Henry Cow oltre ad altri ex ubu-iani accompagnano gli spericolati equilibrismi vocali di Thomas. Un’ottima serie di album dove spiccano soprattutto The sound of the sand (1982) e Monster walks the winter lake (1986).
RIO, acronimo di Rock In Opposition, nasce il 12 marzo 1978 a Londra. L’opposizione dichiarata è alla musica commerciale. E il volantino vergato da Chris Cutler è eloquente: “I discografici prendono le loro decisioni basandosi sul profitto ed il prestigio… essi hanno orecchie solo se si tratta di rubare denaro, cuori che pompano sangue di chi assassinano”. Sotto lo slogan “The music the record companies don’t want you to hear” si esibiscono cinque gruppi da altrettanti paesi: i padroni di casa, gli Henry Cow, gli italiani Stormy Six, gli svedesi Samla Mammas Manna, i francesi Etron Fou Leloublan e i belgi Univers Zero.
Quest’ultimi, capitanati dal batterista Daniel Denis, si portano dietro un armamentario di viole, violoncelli, clarinetti, harmonium e spinette. Più che il rock inseguono Bartok e la musica contemporanea. Il loro secondo disco ‘Heresie’ del 1979 è esemplare: l’umore è tetro e plumbeo come i cieli di Bruxelles. Negli anni seguenti incorporeranno nella loro musica strumenti elettronici e sintetizzatori ma senza mai discostarsi dal loro credo eretico lontano da ogni altro genere precostituito. Il loro suono rimarrà sempre, come titola una delle loro prime composizioni, un “caos ermetico”.