Quest’uomo era un fenomeno

“tu suonavi Bill Evans dicendo quest’uomo è un fenomeno”

Così  canta Fabio Concato in Gigi, brano dedicato al padre Luigi, anch’egli musicista jazz.  E fenomeno era il buon Bill, unico bianco imposto a forza da Miles Davis per le registrazioni di Kind of Blue, pianista eccezionale quanto la sua fragilità di uomo tormentato alla ricerca di un pezzo di pace come la superba improvvisazione registrata pochi mesi prima, nel dicembre del ’58 e che, su richiesta di Miles,

diventerà l’introduzione di Flamenco Sketches.

 

Verità astratta

Nel 1962 Oliver Nelson, sassofonista laureatosi in composizione alla Lincoln University nel ’58 e con esperienze in big band arruola una formazione di all stars e con questa incide per la Impulse l’album The Blues and the Abstract Truth. Pezzo forte dell’album è il brano d’apertura, Stolen Moments, che diventerà un vero e proprio standard. I protagonisti di questa registrazione stellare? Freddie Hubbard alla tromba, Eric Dolphy al sassofono, Bill Evans al piano, Paul Chambers al contrabbasso e Roy Haynes alla batteria.

La scoperta dell’acqua calda

L’intento di chi scrive è principalmente quello di percorrere sentieri meno battuti e dare visibilità a realtà musicali meno note. Mi rendo conto che scrivere di un disco ritenuto praticamente all’unanimità tra quelli fondamentali della storia del jazz equivale a snocciolare i più triti luoghi comuni: dal non ci sono più le mezze stagioni al qui era tutta campagna fino al si stava meglio quando si stava peggio.

Evito di scrivere sciocchezze e dico solo che Kind of Blue è per me un’aspirina che fa bene a testa e cuore.  Per i pochi che non hanno ancora ascoltato il sestetto stellare di Miles Davis – al servizio del geniale trombettista ci sono John Coltrane, Julian Cannonball Adderley, Bill Evans, Paul Chambers e Jimmy Cobb – è ora di rimediare.