I semi cattivi di Re Inchiostro

I semi cattivi di Nick Cave cominciano a germogliare nel 1979 nella lontana Melbourne. Nomi rassicuranti come The Boys Next Door e The Birthday Party fanno da copertura a un post-punk degradato che affiora da melme blues. Partono da qui Nick Cave e il fido Mick Harvey, insieme a Rowland Howard, Tracy Pew e Phil Calvert per dare l’assalto alla vecchia Europa prima di disintegrarsi all’ombra del muro di Berlino.

Il canto della sirena

Inseriti a torto nel calderone post-rock, gli australiani Dirty Three del violinista Warren Ellis, in seguito sodale di Nick Cave, hanno portato in musica i loro paesaggi sonori dagli scenari assolati e desertici dell’album d’esordio, Sad and dangerous, fino al capolavoro marinaresco Ocean songs, un concept dedicato al mare. Un’esplorazione sonora che vive nella continua tensione tra misticismo e depravazione.

Senza una terapia

La tesi del dottor Huber era che le malattie psichiche erano pura invenzione della società borghese: bisognava quindi lottare contro ogni forma di terapia e valorizzare la malattia psichica come strumento di lotta di classe. Da queste premesse nacque nel 1970 ad Heidelberg il Sozialistisches Patientenkollektiv (SPK). Il SPK non tardò ad entrare in conflitto con la psichiatria ufficiale con i suoi cinquecento membri messi sotto stretta sorveglianza della polizia. Accusati di essere collusi con la banda criminale Baader-Meinhof e i terroristi della Rote Armee Fraktion furono costretti a sciogliersi dopo l’arresto dello stesso Huber.
La sigla SPK tornerà dieci anni dopo agli antipodi della Germania quando Graeme Revell e Neil Hill, due operatori psichiatrici di Sydney, la useranno per il loro progetto musicale: nell’intento del duo l’elettronica industriale diventa lo strumento d’indagine per l’alienazione urbana e le sue conseguenze psichiche.

Alta tensione

Non seguo gli AC/DC da secoli. Tempo fa mi fece sorridere la notizia che uno dei due fratelli Young, Malcolm, era stato sostituito da uno dei nipoti della loro numerosa famiglia di origini scozzesi trapiantata in Australia dagli anni ’50: forse l’inizio di successione ereditaria per una delle piú fortunate sigle del rock? E non sarebbe meglio vedere i nipotini piuttosto che nonno Angus in divisa da scolaretto?

Oggi ho appreso della morte di Malcolm e cosí é doveroso celebrare gli AC/DC: la sigla dei convertitori di corrente con quel mimaccioso fulmine nel mezzo era perfetto biglietto da visita di quel camion carico di elettricitá. Ricordo la cassetta del live di Donington, musica rozza, poco educata, quella che a volte ci vuole per cortocircuitare le orecchie e agitare le braccia.