Il pomo della discordia

“Tanto io non ho speranza / io ho fede”
Un disco che  è unanimemente considerato come l’anello debole o addirittura debolissimo della discografia dei Massimo Volume. Nonché ultimo disco ufficiale prima dello scioglimento e il silenzio durato fino al 2008. A essere maligni si potrebbe scaricare la colpa su Manuel Agnelli, cantante degli Afterhours e all’epoca molto vicino al gruppo di Emidio Clementi: i due frontman, divenuti  amici,registreranno alcuni reading come Gli Agnelli Clementi e faranno anche un viaggio insieme in India. L’album del 2002 degli Afterhours, Quello che non c’è, ne sarà fortemente influenzato: Bye Bye Bombay, Varanasi baby e Ritorno a casa, con un recitato alla Massimo Volume, lo testimoniano in maniera evidente.
Club Privé, pubblicato nel ’99 e prodotto proprio da Agnelli, arriva dopo una formidabile terna di dischi (Stanze, Lungo i bordi, Da qui). La band cerca vie nuove, in un paio di brani Mimì prova a cantare, ma gli esiti sono altalenanti. Rimangono però perle accecanti: Pondicherry, Privé (impreziositi, questi due brani,  dalla voce di Cristina Donà), Seychelles ’81, Dopo che, Altri nomi.

Musica per sommergibili

“Non è difficile diventare una grande ammaliatrice: basta restare immobile e recitare la parte dell’oca”

Diede scandalo Hedy Kiesler quando nel ’33, alla seconda edizione della mostra del cinema di Venezia, comparve in uno dei primi nudi integrali della storia del cinema. A poco valsero i seguenti tentativi dell’allora marito Fritz Mandl di comprare e togliere dal mercato tutte le copie di quel film, Estasi, del regista cecoslovacco Gustav Machaty che così tanto scalpore aveva sollevato.

Scandalo lo aveva dato anche George Antheil, compositore americano di stanza in Europa, autodefinitosi il ragazzo cattivo della musica per le sue opere avanguardistiche: suo il commento sonoro dello sperimentale Balletto meccanico del pittore cubista Fernand Léger.
Nel ’37 Hedy fugge dal geloso marito e dal nazismo verso Hollywood dove assunto lo pseudonimo di Hedy Lamarr conquisterà il pubblico statunitense. Nel ’41 l’incontro con George Antheil con il quale Hedy, che era stata brillante studentessa e ingegnere mancata, nonché moglie di quel Mandl che lavorava nel campo degli armamenti, metterà a punto un brevetto per le comunicazioni tra sommergibili.
Inizialmente bocciato, tale sistema di crittografia sarà adottato dalla marina statunitense durante il blocco di Cuba del ’62.

Il trifide tra Masini e Merola

Il rivenditore di dischi mi guardò con grande perplessità quando gli chiesi il prezzo di quel vinile, trovato, bizzarrie dell’ordine alfabetico, dopo Marco Masini e prima di Mario Merola. Sulla copertina c’era la foto di un uomo in una vasca da bagno e l’LP non era prezzato. Il tipo mi chiese una cifra ridicola con l’aria sollevata di chi riesce a liberarsi finalmente di qualcosa di sgradevole.

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Il disco era Stanze, l’esordio dei Massimo Volume, uscito nel 1993 prima del fondamentale Lungo i bordi. Ma in questo disco c’è già tutto, le storie recitate di Emidio Clementi, la chitarra di Egle Sommacal, la batteria di Vittoria Burattini, l’amore per la letteratua, con la citazione di Bukowski (L’amore è un cane che viene dall’inferno), il cinema (dal John Ford di In nome di Dio, alla fantascienza de Il giorno dei trifidi fino al Tarzan di Weissmuller ), l’omaggio a Faust’O Rossi (Cinque strade).

Una barba d’api come punizione (Not All Blacks #4)

Nati come Nocturnal Projections nel 1981, nella remota New Plymouth, in Nuova Zelanda, la creatura dei fratelli Graeme e Peter Jefferies mutò presto nome in This Kind Of Punishment. L’esperienza dei TKOP durò il tempo di un paio di LP, troppo poco ma abbastanza però per lasciare una personalissima  new wave imbevuta di folk e avanguardia.

Giù il cappello

“Space is just an ashtray / Flesh is my best wheel / The atmosphere’s my highway / And the landscape’s my next meal” (da Me and My Woman)

Ci deve essere qualcosa se non va se rimani nell’ombra dopo aver cantato in uno dei dischi più famosi (e venduti) dei Pink Floyd e dopo che addirittura i Led Zeppelin ti dedichino una canzone, Hats off to (Roy) Harper, nel loro terzo superbo disco, quello della svolta folk-rock e ti vogliano con loro in tour.

Roy Harper, folk-singer eclettico e lunatico, giunse alla Harvest nel ’69 con alle spalle già tre dischi ma il meglio doveva ancora venire con Flat Baroque and Beserk contenente la polemica e antirazzista I hate the white man e le quattro lunghe tracce di Stormcock  con il contributo chitarristico di S. Flavius Mercurius bizzarro nome dietro cui si celava per meri problemi contrattuali Jimmy Page, gli Zeppelin incidevano per la concorrente Atlantic.

Il soldato col pennarello rosso

Mayo Thompson ha vissuto due vite musicali: la prima negli anni sessanta, alla guida dei Red Crayola (poi Red Krayola a causa della denuncia della nota azienda produttrice dei famosi pennarelli). Gruppo leggendario che con le estreme free-form freakout del disco d’esordio The parable of arable land in cui suonavano un centinaio di amici del gruppo tra cui Roky Erickson dei 13th Floor Elevators, portarono alla ribalta la folle scena psichedelica texana.
La seconda sul finire degli anni settanta, quando Mayo, nel frattempo al lavoro come produttore per l’etichetta londinese Rough Trade, diventa chitarrista dei Pere Ubu cui,  se mai gliene fosse mancata a David Thomas e soci, dà un grande impulso creativo e rispolvera la storica sigla Red Crayola per l’ottimo Soldier Talk un disco dalle sonorità prettamente new wave dove sono proprio gli Ubu al completo a fargli da backing-band.

I fantocci di carne

Il massimo successo dei Meat Puppets  è l’album Too High to Die, pubblicato nel 1994 dopo il clamoroso successo del concerto unplugged dei Nirvana che per l’occasione ospitarono i fratelli Kirkwood,  insieme due terzi della band di Phoenix, ed eseguirono ben tre brani dal loro secondo LP, risalente al 1983 e pubblicato dopo un ipercinetico primo EP che condensava cinque tracce nello spazio di complessivi cinque minuti e sedici secondi e un primo album dove stavolta si incrementava il minutaggio ad una media di un minuto e mezzo a brano!

Inseriti a torto nel carrozzone del grunge la loro musica era quella dell’hardcore mediato dal country e dalla psichedelia. Ricordo una intervista dell’epoca in cui dichiaravano che mentre a Seattle c’erano i salmoni, in Arizona c’era il sole che rendeva tutti schizzati. E non si può che convenirne e andarsi a riascoltare quel Meat Puppets II che tanto piaceva a Kurt Cobain.

Crimini e dissonanze

Uscito nel 2005 per l’etichetta Ipecac di quel geniaccio di Mike Patton (Faith No More, Fantomas, Mr. Bungle, Tomahawk, Mondo Cane etc. etc.) e corredato dalle note del libretto di un certo John Zorn, Crime and Dissonance è un doppio CD che raccoglie musiche composte per vari film degli anni ’70 dal grande Ennio Morricone.
Non si tratta delle strafamose musiche che hanno accompagnato la trilogia del dollaro di Sergio Leone e con cui il regista romano è stato capace di rivitalizzare e reinventare quel filone western, nato insieme al cinematografo, e in cui la forza delle immagini, delle lunghe sequenze di intensi primi piani, dei volti scavati in cui lo spettatore può penetrare l’anima dei suoi personaggi, sarebbe enormemente minore senza le musiche del grande compositore.
A inizio settanta, Morricone, impegnato anche nelle sperimentazioni del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, cercava di battere altre strade affrancandosi dal filone dello spaghetti western e sperimentava continuamente nuovi linguaggi sonori. Quasi solo in virtù di tale presenza ci ricorderemmo di film come Una lucertola con la pelle di donna di Lucio Fulci, L’Anticristo di Alberto De Martino, Giornata nera per l’ariete di Luigi Bazzoni, Gli occhi freddi della paura di Enzo Castellari o dei tanti altri contenuti nell’antologia curata da Patton.

L’Europa Minore

Nel 1978 Mauro Pagani abbandonò la P.F.M. e si diede alla ricerca di nuovi orizzonti musicali. I frutti arrivarono subito maturi e succosissimi: l’album solista e omonimo di quello stesso anno seguito dal progetto Carnascialia fino a Creuza de ma con Fabrizio De André nel 1984 e al colto divertissement sanremese de I Figli di Bubba. Massimo comun denominatore di questi dischi l’intreccio e il meticciato di sonorità mediterranee. In quel primo 33 giri a fare compagnia al polistrumentista bresciano gli Area di Demetrio Stratos, i Canzoniere del Lazio, Teresa De Sio e Roberto Colombo.

L’articolazione dei suoni

Io una volta a Budapest ho detto per scherzo: “quando morirò, se proprio ci tenete a chiamare qualcosa con il mio nome, dedicatemi una strada sbagliata . Ecco come mi sento io.”

Da bambino Gyorgy Ligeti sognava di diventare scienziato e anche se diventò musicista non dimenticò l’amore per le strutture matematiche e chimiche come la clorofilla che “ha al centro un atomo di magnesio, come un ragno in agguato in mezzo alla ragnatela”. Un musicista capace di spingersi oltre le convenzioni del tempo e guardare oltre, capace di comporre musica elettronica e scioccare il suo pubblico come quando nel ’63 in Olanda mandò in scena la prima del suo Poema sinfonico per cento metronomi’ il pubblico si trovò sul palco dieci esecutori che azionarono cento metronomi! Il pubblico prima restò perplesso in silenzio poi cominciò a protestare. Il concerto, che doveva anche essere trasmesso in televisione, fu sostituito nel palinsesto da una provvidenziale partita di calcio. Ma anche la sua produzione più propriamente classica si è sempre spinta un po’ più in là. Uno come Stanley Kubrick non poteva non innamorarsi di un tale musicista e utilizzerà in più d’uno dei suoi film le composizioni di Ligeti.

Splendida la partitura visuale realizzata negli anni settanta dal graphic designer Rainer Wehinger per la sua Artikulation, composizione elettronica del 1958 realizzata con l’ausilio di Gottfried Michael Koenig e Cornelius Cardew, lo sperimentatore inglese all’epoca assistente di Karlheinz Stockhausen.