Il batterista inglese John Charles Edward Alder meglio noto con lo pseudonimo di Twink ha 26 anni e alle spalle l’esperienza con i fantastici Tomorrow e i Pretty Things del fondamentale album S.F. Sorrow, quando nel 1970 esordisce come solista con l’ultrapsichedelico Think Pink. Alle registrazioni dell’album partecipano membri dei Deviants di Mick Farren, dei T.Rex, dei Pretty Things. Il disco, inutile dirlo, rimane uno dei grandi capolavori del rock britannico.
I Trees sono stati una band inglese di folk-rock attivi tra il 1969 e il 1972 caratterizzata dalla limpida voce di Celia Humphris. Due album all’attivo, The Garden of Jane Delawney e On the Shore, entrambi pubblicati dalla CBS nel 1970. Nel secondo LP compare una bella versione della classica Geordie, già portata al successo da Joan Baez e, in Italia, da Fabrizio De André.
Il polistrumentista francese Yann Tiersen incide il suo primo album a 25 anni, nel 1995, ma raggiunge vasta notorietà solo nel 2001 quando compone la colonna sonora del film Il favoloso mondo di Amélie del regista Jean-Pierre Jeunet. Molti dei brani di quella colonna sonora erano stati editi già nel 1998 nell’album Le phare (distribuito in Italia dal Consorzio Produttori Indipendente di Gianni Maroccolo & Co.). Non a caso l’album era intitolato così: nella musica di Tiersen il mare è fonte costante di ispirazione. Lo stesso artista vive nell’isola di Ouessant (Ognissanti, Eusa in bretone), punto più occidentale della Francia, all’ingresso del canale della Manica in un tratto pericoloso di mare dove sono collocati vari fari. Nel 2016 Tiersen ha registrato l’album Eusa dove un pianismo minimale si sovrappone ai field recordings catturati in vari punti della suggestiva isola.
Ispirato alla Anabasi di Senofonte, dove diecimila mercenari greci, tra cui lo stesso autore, attraversano il nemico impero persiano il film The Warriors, tradotto in italiano come I guerrieri della notte racconta la ritirata della gang dei Guerrieri dal Bronx alla loro Coney Island dopo essere stati ingiustamente accusati dell’omicidio del leader Cyrus, non a caso come l’omonimo imperatore persiano, che vuole unire tutte le gang di New York. La pellicola, diretta da Walter Hill e uscita nel 1979, è caratterizzata da una colonna sonora che punteggia, tra ritmi sintetici e tanto funk, la ritirata notturna dei Guerrieri che si concluderà all’alba sul mare a Coney Island.
Ci si ricorda sempre dei Melvins perché erano di Aberdeen, stato di Washington, la stessa città di Kurt Cobain, e dei loro rapporti con i Nirvana: dal batterista Dale Crover, presente in alcune tracce di Bleach, al frontman Buzz Osborne che presentò Krist Novoselic al biondo cantante assurto poi, suo malgrado, ad agnello sacrificale su cui edificare la rumorosa chiesa del grunge. Ma la stessa musica dei Nirvana, specie agli esordi, deve tanto alla lezione dei Melvins, power-trio dal passo cingolato, un carrarmato che marcia da decenni su ritmi sabbathiani come nel paradigmatico EP Lysol del 1992, un unico flusso di trenta durissimi minuti di musica.
Una voce che raggela il sangue. Potrebbe essere stata registrata dopodomani o mille anni fa. La musica che l’accompagna può appartenere all’Europa o all’Asia. Ogni cosa è inchiodata da qualche parte fuori dallo spazio e dal tempo. E l’unica cosa che ti rimane è seguire quella voce senza fare domande.
Due LP, Marble index e Desertshore, che svettano come due monoliti in un deserto lunare. John Cale suona quasi tutto: viola, glockenspiel, harmonium, percussioni. Tratteggia quegli esili scenari dove può aleggiare la voce spettrale di Nico. La Chelsea girl è già anni luce oltre il disco della banana di Warhol, anni luce oltre il già l’imprescindibile disco dei Velvet Underground.
Costin Miereaunu nasce nel 1943 a Bucarest e studia musica prima a Parigi epoi a Darmstadt, allievo di Stockhausen e Ligeti. Acquisisce nel ’77 la cittadinanza francese e dal 1981 insegna alla Sorbona. Compositore di musica aleatoria e musica concreta nel 1975 incide per l’etichetta milanese Cramps di Gianni Sassi l’album Luna Cinese, composta da due lunghe tracce, un collage di voci sul lato A del vinile e un minaccioso strumentale sul lato B. Album finito dritto, manco a dirlo, nella lista dei Nurse With Wound.
Falco! Verdammt, wir Leben noch di Thomas Roth è un film biografico del 2007 che ripercorre la vita di Johann “Hans” Hölzel al secolo Falco, cantante e musicista austriaco degli anni ottanta. Il nostro Hansi sarebbe rimasto uno sconosciuto artista della scena teatrale d’avanguardia e/o il bassista di un’ignota band punk di Vienna e invece provò con la disco da classifica e qui sfondò. Der Kommissar del 1980, fu il primo pezzo in lingua tedesca ad entrare nelle charts americane. Rock me Amadeus nel 1986 restò addirittura numero uno negli Stati Uniti per tre settimane. Poi fortune alterne, anche nella vita privata, dischi non sempre all’altezza o, come nel caso di Data de groove, troppo criptici e introversi per accontentare un pubblico che tutto chiedeva fuorché l’impegno e poi la morte, avvenuta nel 1998 nella Repubblica Dominicana, dove si era trasferito due anni prima. Il suo fuoristrada impatta con un autobus. L’autista viene condannato ma nelle vene di Falco abbonda alcool e cocaina avvalorando la tesi del suicidio.
Oggi Falco riposa allo Zentralfriedhof di Vienna a pochi passi dalla tomba di Ludwig Van Beethoven.
Sulle note di copertina di Freak Out, il primo album e primo capolavoro di Frank Zappa, compare una lunga serie di ringraziamenti semiseri a personaggi eterogenei da James Joyce a Salvador Dalì, da Sacco & Vanzetti a Lawrence Ferlinghetti fino a non meglio identificati figuri quali Uncle Ed e The Hypnotist. Ma anche tanti bluesman, da Willie Dixon a Slim Harpo e soprattutto compositori d’avanguardia, Varese, Boulez, Stockhausen, Ives e anche l’italiano Luigi Nono.
Quel Luigi Nono che non è stato un coglione. A dispetto di tutte le Anna di Francia del cantautore bolognese Claudio Lolli che così rappresentava lo stato d’animo diffuso in una buona fetta della sinistra nei confronti del compositore d’avanguardia che aveva portato nella sua musica forti istanze politiche sin dall’esordio con Il canto sospeso, basato su frammenti di lettere di condannati a morte della Resistenza, e proseguito con La fabbrica illuminata, dove l’attenzione si spostava alle lotte operaie o con Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz, sulla immane tragedia dei campi di concentramento nazisti.
Pittore, attore, poeta e chi più ne ha più ne metta il buon Remo Remotti esordisce come cantante nel 1998 con Me ne vado da Roma insieme al duo elettronico dei Recycle. L’esordio sulle lunga distanza è addirittura del 2005 a ottantun’anni suonati con il disco Canottiere cui seguiranno In voga (2007), Lo zodiaco di Remotti (2008), Remo! (2010) e nel 2013 RemottiSalis con il pianista e fisarmonicista jazz Antonello Salis, ultima prova prima della morte di Remotti, avvenuta nel 2015.
Canottiere raccoglieva performance in pub e discoteche, perle di un genio irriverente che cantava l’amore ed odio per la sua Roma, l’ossessione senile per il sesso, le amare riflessioni su una società sempre più allo sbando.