Contro il grande freddo

E’ notte e tu dormi / e io ti guardo dormire / il mio risveglio è così improvviso / nulla si muove / qui niente sembra cambiato / eppure tutto è fuori posto / solo il silenzio / tu dormi / e nel sonno sorridi / ti muovi nel buio a cercare / non sento nulla / tutto è così lontano

Ho scoperto di recente che uno dei membri storici dei torinesi Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo per mantenersi, bella la vita dei rockers ma dura quella dei post-rockers,  va in giro con un furgone a distribuire prodotti surgelati. Partiti dal post-rock con un paio di ottimi album alla fine dello scorso il millennio Gatto Ciliegia ha allargato i propri orizzonti lambendo territori più pop, vedi le rivisitazioni di canzoni degli anni ’60 con la voce di Robertina e la partecipazioni a molte colonne sonore, buon’ultima quella di Nico, 1988, il lungometraggio della regista Susanna Nicchiarelli che ripercorre l’ultimo anno di vita della grande cantante tedesca.

La carovana dell’anima (Ohr Records #7)

I Soul Caravan nacquero a Wiesbaden nel 1967 come sestetto equamente diviso in tedeschi e americani. Le iniziali inclinazioni soul del primo LP Get in High si persero a favore di influenze prima jazz e poi cosmiche. Dopo aver inciso l’album Electrip come Xhol Caravan approdarono all’etichetta Ohr. Ribattezzatosi Xhol registrarono nel 1970 un primo disco, Motherfuckers GMBH & Co. KG, rispedito al mittente dalla casa discografica e pubblicato solo due anni dopo con il gruppo oramai sciolto. Meglio andò con Hau-RUK, pubblicato nel 1971 e contenente due lunghe tracce registrate dal vivo l’anno prima a Gottinga con una formazione a quattro elementi senza la presenza di  chitarre.

I semi cattivi di Re Inchiostro

I semi cattivi di Nick Cave cominciano a germogliare nel 1979 nella lontana Melbourne. Nomi rassicuranti come The Boys Next Door e The Birthday Party fanno da copertura a un post-punk degradato che affiora da melme blues. Partono da qui Nick Cave e il fido Mick Harvey, insieme a Rowland Howard, Tracy Pew e Phil Calvert per dare l’assalto alla vecchia Europa prima di disintegrarsi all’ombra del muro di Berlino.

La giostra dei folli

Gruppo seminale della scena nostrana che vale la pena riscoprire, i milanesi Carnival of fools di Mauro Ermanno Giovanardi, affondavano le radici nel terreno di quel blues malato di chiara derivazione caveana. Dall’albero dei Carnival of fools dirameranno i più fortunati La Crus e i meno fortunati Santa Sangre (oltre a fornire elementi a Massimo Volume e Afterhours).

La band si sciolse nel 1993, all’indomani del loro ultimo LP Towards the lighted town. La loro storia era cominciata nel 1988 e la loro discografia comprende un EP, Blues off get my shoulders (1989) e un altro album Religious folk (1992). Nel mezzo una strepitosa rilettura di Love will tear us apart dei Joy Division apparsa su una compilation di tributo edita dalla etichetta milanese Vox Pop.

A.B. Normal ?

The Bonzo Dog Doo Dah Band: la lunga tradizione del music-hall britannico perfettamente concentrato e sublimato in questa formazione nata tra studenti d’arte nel 1962 e capace di rielaborare con fare ironico e grottesco tutti gli stilemi musicali. E non solo. Parte integrante dei loro spettacoli erano i travestimenti, le barzellette, le pantomime inscenate sul palco. Non casuali quindi le loro apparizioni cinematografiche (eseguiranno Death-cab for Cutie alla fine di Magical Mystery Tour dei Beatles, grandi fans della Bonzo Dog Band) e televisive (nel ’68 sono protagonisti del programma per bambini Do not adjust your set). Una follia contagiosa che è giunta fino ai nostri giorni e ai concerti con l’esilarante Theremin-leg, un theremin travestito da gamba di manichino!

Musica per camaleonti

La sfortuna dei Chameleons è stata quella di essere arrivati un attimo dopo i più illustri Joy Division, The Cure, Echo & The Bunnymen. Il loro primo disco Script of the bridge esce solo nel 1983 quando la festa del post-punk è ormai agli ultimi giri di danza.

Ed è un imperdonabile peccato che il disco passi sotto traccia: già la copertina del disco, opera del chitarrista Reg Smithies, mette in evidenza la componente onirica e romantica della loro musica e dei testi del cantante Mark Burgess.

“In his autumn before the winter comes man’s last mad surge of youth.” “What on earth are you talking about?” Queste le due frasi, rapite da un film sconosciuto, introducono l’iniziale Don’t fall, seguita da brani come Monkeyland, Second skin – che pare alludere a un’esperienza post-mortem, – A person isn’t safe anywhere these days, la preferita di Burgess con cui il gruppo aprirà generalmente i concerti, fino al verso finale “You wait until your time comes round again” che chiude View from a hill e di fatto il disco.

Il secondo album What does anything mean basically? verrà pubblicato nel 1985 e comprenderà altre ottime canzoni così come l’anno successivo Strange times, con una delle mie copertine preferite in assoluto. Ma le vendite  scarse porteranno nel 1987 il gruppo a sciogliersi.

Tema libero

Duluth nel Minnesota è famosa per aver dato i natali nel ’41 a un certo Robert Allen Zimmermann meglio noto come Bob Dylan. Anche Michael Ranta nasce a Duluth, nel ’42 ma il suo nome è molto meno noto. Percussionista, studia con Stockhausen in Germania e registra dischi fortemente sperimentali e improvvisati. Nel ’70 registra con l’organista canadese Mike Lewis e il chitarrista tedesco Karl-Heinz Bottner e la supervisione del produttore Conny Plank “diabolus in musica” come viene citato nelle note del LP cinquantatre minuti di musica da cui saranno editate le due lunghe tracce Wired I e II presenti in Free Improvisation pubblicato per la Deutsche Grammophon nel ’74, un triplo LP che includeva anche New Phonic Art e Iskra 1903 e diritto finito nella lista dei Nurse With Wound. Altre registrazioni con i soliti Conny Plank e Mike Lewis vedranno la luce solo in anni recenti. Nel ’75 Ranta si sposta in Giappone dove registra un’altro ottimo disco Improvisation Sep. 75 in compagnia di due musicisti nipponici Toshi Ichiyanagi e Takehisa Kosugi.

Clangori dalla cella frigorifera

Il Cold Storage era una ex-cella frigorifera adibita a studio di registrazione nel quartiere londinese di Brixton. Il quartiere è famoso per l’emblematica Guns of Brixton dei Clash col bassista Paul Simonon che sul finire degli anni settanta cantava l’aria di rivolta delle periferie britanniche . Al Cold Storage, con la complicità di quelle adiabatiche pareti metalliche, i This Heat cominciarono a manipolare nastri su nastri che videro poi la luce nei due album This Heat (1979) e soprattutto Deceit (1981). Se l’attitudine era quella dell’ingenuo e incolto punk la musica, che attingeva a piene mani tanto alla scena canterburyana versante Rock In Opposition quanto alla nascente scena industriale, era invece estremamente consapevole e strutturata potendo contare su ottimi musicisti ben svezzati come il batterista Charles Hayward già  nei Quiet Sun di Phil Manzanera,

La grand boucle

Les triplettes de Belleville (da noi tradotto con un banalissimo Appuntamento a Belleville) è un film d’animazione franco-belga-canadese diretto da Sylvain Chomet. Non poteva quindi che essere triste, anzi: tristissimo.
Il piccolo Champion (raffigurato come una caricatura di Fausto Coppi) dopo un’infanzia infelice in cui ha come unico amico un cane sgraziatissimo diventa  ciclista professionista e partecipa al tour de France: viene rapito e costretto insieme ad altri suoi colleghi da una banda di criminali a pedalare ininterrottamente davanti a uno schermo dove si srotolano senza soluzione di continuità le mille strade e stradine del tour come in un folle videogioco.
La nonna di Champion, Madame Souza, il cane Bruno e tre vecchie cantanti decrepite un tempo famose e note come Les triplettes de Belleville vanno alla ricerca di Champion in una metropoli cupa e minacciosa. Gran bella colonna sonora dedicata al jazz del chitarrista franco-belga Django Reinhardt e che si merito una nomination agli Oscar per la miglior canzone originale Belleville Rendez-vous, scritta e cantata da Matthieu Chédid, musicista francese noto con l’insolito pseudonimo di -M-.

Luce alla Neon (Neon Records #1)

La Neon Records nacque come costola della RCA con grandi speranze e progetti ambiziosi come il supergruppo Centipede di Keith Tippett. Ebbe purtoppo vita brevissima e nel buco finanziario dell’etichetta inglese finirono per cadere miseramente ottimi gruppi sospesi tra progressive e jazz-rock come Spring, Tonton Macoute, Indian Summer, Running Man, Raw Material. Per quasi tutti loro non ci fu altra occasione di pubblicare altro materiale.
Tra le centodieci mani dei Centipede che registrarono l’album Septober Energy , con la produzione di Robert Fripp,  c’era il meglio del meglio della scena jazz-rock britannica con membri di King Crimson, Soft Machine, Nucleus, Patto.