La lucertola di nome Gesù
Il losco figuro che me li fece conoscere mezza vita fa era esaltato dal loro nome: “Gesù lucertola” cianciava. Ma si trattava semplicemente del basilisco, capace di camminare sull’acqua. E forse di sguazzare nel sangue della vasca da bagno di Mary, primo atto di un repertorio seriale di nefandazze ora narrate ora sputacchiate da David Yow.
Yow dopo l’esperienza dei seminali Scratch Acid richiama il bassista Dave Sims, nel frattempo reduce dai Rapeman di Steve Albini con il batterista, sempre ex Scratch Acid, Ray Wisham e insieme arruolano il chitarrista Duane Denison e registrano l’EP Pure. Seguiranno altri sette dischi in dieci anni, tutti con un titolo di quattro lettere e tutti senza indietreggiare di un millimetro dal loro post-hardcore al fulmicotone. Signore e signori: The Jesus Lizard.
Ricomincio da tre
“L’Infonie exorcised a lot of fantasies. A rage for living occupied our spirits” Raôul Duguay
L’Infonie nasce in occasione dell’Expo di Montreal. Comprende di tutto: musicisti, ballerini, pittori, designer e chiropratici ma con il chiodo fisso del numero tre. Il primo disco del collettivo francofono, noto come Volume 3, è un tritatutto, registrato dai 33 membri della band, dove sono centrifugati il jazz, l’avanguardia, la classica e la psichedelia. Il secondo, Volume 33, è un adattamento di In C di Terry Riley. Il terzo, Volume 333, contiene Paix, un poema camaleontico suddiviso in 50 sezioni, e rivisitazioni di Bach. Insoddisfatti di questa prima versione di Paix, ne rielaborano una seconda che costituisce interamente il quarto ed ultimo album ovviamente intitolato Volume 3333.
Elogio della sottrazione
Ci sarebbe da arrossire di vergogna per aver ascoltato tutta quella musica plastificata di band phonate e cotonate che hanno contribuito ad allargare il buco dell’ozono con i loro ettolitri di lacche spray. Musica che in molti casi andrebbe messa al bando così come fatto per i clorofluorocarburi.
E ancora qualcuno organizza serate di musica anni ’80 a base di A-ha, Duran Duran, Europe e sempre, dico sempre, l’immancabile colpo di grazia di YMCA.
E d’obbligo sono pure i Talk Talk che tra un disco insulso e uno insipido erano riusciti a piazzare due bei singoli come It’s my Life e Such a Shame. Prima della svolta che li condannò all’oblio. Mark Hollis e soci invece di proseguire nel synth-pop da classifica, abbandonato ogni fronzolo, ridussero la loro musica a strutture scheletriche, di dimessa psichedelia. Due splendidi dischi, Spirit of Eden e Laughing Stock di slowcore, poi lo scioglimento.
La fabbrica dei robot
Formatisi a Birmingham negli anni settanta e capitanati dai fratelli Godfrey, ribattezzatisi Epic Soundtracks e Nikki Sudden, gli Swell Maps sono stati una delle band più originali del post-punk britannico. Bastarono un paio di singoli per essere notati dal DJ John Peel, che li convocò a una memorabile session alla BBC nell’ottobre del ’78, e dal genio di Mayo Thompson, nel periodo in cui, messa da parte l’esperienza freak-out e psichedelica dei texani Red Crayola, lavorava per l’etichetta londinese Rough Trade e produsse il primo memorabile LP A Trip to Marineville. Il secondo LP Jane from Occupied Europe, uscito per la Secretly, rincarò ancora la dose di quel post-punk fantasioso minato da mille eterogenee trovate che attingevano alla musica industriale, alla psichdelia, al krautrock.
Il futuro antico
Ossa d’aquila, richiami degli Indios dell’Amazzonia, rombo volante, flauto doppio tibetano del Ladak, suoni di bicchieri con acqua elaborati con il nastro magnetico e infine i sintetizzatori: l’ancestrale e l’elettronica. Un futuro antico, il disco dei Futuro Antico. Ma dannatamente e inesorabilmente fuori tempo massimo: era già il 1980 e pochi si accorsero di questo lussureggiante album che vedeva insieme Walter Maioli, già negli Aktuala e Riccardo Sinigaglia, già sperimentatore di musica concreta.
Suoni dal bunker
Leggenda narra che solo 11 delle 213 copie stampate nel 1972 furono vendute. Insomma un fiasco colossale per l’ellepì etichetta BU 1-72, unica uscita della fantomatica Bunker Records, copertina nera, militaresca silhoutte e la scritta, in goticissimi caratteri tipografici, German Oak . Poi la riscoperta in anni recenti di un disco la cui storia merita essere raccontata: durante le Olimpiadi di Monaco, quelle che saranno ricordate per l’irruzione di un commando palestinese nel villaggio olimpico e conclusasi nel sangue, sei ragazzi di Dusseldorf si chiudono in un rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale per rivivere l’esperienza dei loro genitori durante i pesantissimi bombardamenti alleati. Bombardamenti spesso assolutamente inutili come quelli su Dresda esemplarmente raccontati da Kurt Vonnegut in Mattatoio 5. Lì sotto, i sei registrano un disco strumentale che con poca fantasia potrei definire di claustrofobica psichedelia.
A cavallo degli incubi
Thomas Baker Knight Jr è stato un cantautore e musicista nato in Alabama nel 1933 e morto nel 2005. Sconosciuto ai più, è stato l’autore dell’hit Lonesome Town, portata al successo da Ricky Nelson e utilizzata da Quentin Tarantino in una delle scene più celebri di Pulp Fiction, e tante altre canzoni interpretate da Paul McCartney, Frank Sinatra, Elvis Presley e tanti altri. Non manca nella sua discografia un paio di singoli psichedelici accreditati, con un gioco di parole geniale, a Baker Knight and the Knightmares e tra i quali spicca la trascinante Hallucinations.
Bandiera nera
Canto del cigno dei Black Flag, punta di diamante dell’hardcore californiano, l’EP The Process of Weeding Out è un disco esclusivamente strumentale che rappresenta un ponte gettato sul futuro visto che introduce negli schemi dell’hardcore elementi addirittura jazz. L’EP è di fatto tutta farina del sacco del chitarrista Greg Ginn mancando l’apporto del cantante, l’energumeno Henry Rollins, da poco allontanato dal gruppo.
Orange jazz
La Association P.C. è stata una band olandese di jazz-rock capitanata dal batterista Pierre Courbois. Le lettere P.C. altro non sono che le sue iniziali aggiunte al nome del gruppo per non essere confusi con un’altra band omonima. Forti della chitarra di Toto Blanke e del piano di Jasper Van’t Hof hanno al loro attivo una manciata di ottimi dischi di jazz-rock in particolare l’esordio Earwax del ’70, Sun Rotation del ’72, Erna Morena registrato dal vivo lo stesso anno così come la partecipazione al disco Toverbal sweet del sassofonista Lol Coxhill durante un tour in Olanda.