Il poeta maldito

Durante la dittatura militare in Brasile fiorì un movimento musicale che univa impegno politico e sperimentazione generalmente noto come tropicalia o MPB (musica popular brasileira). Forti i legami con la poesia concreta degli anni cinquanta e con i poeti del Manifesto antropofago di Oswald De Andrade (l’illustre cugino De Andrade de La domenica delle salme di Fabrizio De André). Il cantautore Walter Franco fu tra coloro che maggiormente osarono lungo tali traiettorie. Ou nao è il suo album d’esordio, datato 1973 ed entrato a buon diritto nella celebre Nurse With Wound list.

Perchè non mangi non le carote?

La leggenda vuole che furono cacciati dalla Virgin dopo essere stati beccati a fare un’orgia vestiti da nazisti. Non si è mai saputo se fosse vero. Vero è che la Virgin voleva che “normalizzassero” quel suono messo a punto negli anni di isolamento di Wumme, dove dal ’70 al ’73 vissero in una vecchia scuola, suonando, manipolando nastri, costruendosi i propri strumenti e alternando un isolamento quasi monastico senza radio e TV ad orge e droghe. Il loro manager, Uwe Nettelbeck, giornalista di estrema sinistra, era riuscito a procurargli un contratto con la Polydor senza che avessero neppure mai suonato una volta! Grazie a quel contratto riuscirono a mantenersi durante quell’anno in cui vide la luce il primo leggendario LP: vinile trasparente e copertina radiografica. Tre lunghe tracce che partono demolendo il rock sotto le note deformate di Satisfaction e All you need is love e proseguono tra sogno e incubo fino alla conclusiva e beffarda “and at the end realise that nobody knows if it really happened”.

Senza Cuore

“Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise. Io detesto costui. È malvagio. Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo, egli ne gode; quando uno piange, egli ride. Trema davanti a Garrone, e picchia il muratorino perché è piccolo; tormenta Crossi perché ha il braccio morto; schernisce Precossi, che tutti rispettano; burla perfino Robetti, quello della seconda, che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino. Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno, si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libro, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch’egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni odia il maestro”.
Un tempo la lettura del libro Cuore di De Amicis rientrava tra le pratiche edificanti che ogni studente era tenuto ad adempire. Nelle intenzioni un’iniezione corroborante di virtù civili. Nella pratica lo leggevi solo per vedere cosa avrebbe combinato il cattivo Franti.

Nel 1982 si formò a Torino un gruppo che si battezzò, proprio in omaggio al personaggio di De Amicis, Franti. Gruppo fieramente indipendente autore di sonorità post-punk e free-jazz nobilitate dalla splendida voce di Lalli.

Finché un bel giorno…

In genere ci si ricorda degli It’s A Beautiful Day solo perché l’intro di uno dei pezzi più famosi dei Deep Purple, Child in Time, è una scopiazzatura bella e buona della loro Bombay Calling. Ma il gruppo di San Francisco capitanato da David Laflamme, violinista, fu capace di sfornare un ottimo album grazie anche all’apporto della bella voce di Pattie Santos, a metà strada tra Grace Slick e Janis Joplin. Era il 1969, poi seguirono un altro paio di dischi e un bel live alla Carnegie Hall.

Ecco Quah

Allontanarsi significa tornare. Questo predica il Tao. Nel 1974 Jorma Kaukonen lascia i Jefferson Airplane e con l’amico Tom Hobson torna a quel territorio essenziale di chitarre acustiche e voce, accompagnate qua e là da una sezione d’archi (aggiunta purtroppo dagli incauti discografici e che, per fortuna, non fa troppi danni). Un disco, Quah, unplugged vent’anni prima che diventasse l’abusato standard di MTV.

“Into the future we must cross (must cross) / And I’d like to go with you”. 
Genesis è la canzone che apre il disco e che rappresenterà il capolavoro di Kaukonen. Il resto dell’album rimane quasi annichilito dalla prima traccia. Ed è un peccato perché è disco pregevole e filologicamentre importante nel suo recupero di brani della tradizione folk e blues.

Cani sciolti

Il primo giugno del 1974 al Rainbow Theatre si danno appuntamento quattro illustri diseredati del rock: Nico e John Cale dai Velvet Underground, Kevin Ayers dai Soft Machine, Brian Eno dai Roxy Music. Come una muta di cani sciolti (e in compagnia di altri outsider come Robert Wyatt, Ollie Halsall dei Patto più Mike Oldfield) danno vita a un concerto che in qualche modo chiude un’epoca e prepara il terreno a una musica di là da venire e in cui i nostri, in particolar modo Eno e Cale, tireranno i fili da dietro le quinte: e sarà appunto la new wave di Patti Smith, Devo, Talking Heads e compagnia cantante.
Il concerto oltre l’attingere al  repertorio dei quattro include anche due significative cover, di Elvis Presley,  una Heartbreak Hotel deturpata da John Cale e di Jim Morrison, quella The end che Nico porterà a vertici ancora maggiori di disperata e glaciale angoscia.

Il sindacato dei sogni

La punta di diamante del Paisley Underground, revival losangelino di psichedelia imbastardita dal punk, furono senza dubbio i Dream Syndicate di Steve Wynn. Nel sindacato dei sogni confluì l’impeto sottoproletario dei punk e l’effervescenza musicale degli hippy californiani. The Days of Wine and Roses, The Medicine Show e il live At Raji’s i dischi da ascoltare assolutamente.

Strutture d’aria

“Con frippertronics si indica una tecnica di incisione che permette di produrre un tappeto sonoro sotto forma di canone a partire da una sola chitarra utilizzando ripetute sovraincisioni. Inventata da Brian Eno e Robert Fripp da cui prende il nome (ma già Terry Riley aveva in precedenza sperimentato tecniche simili), collegando tra loro due registratori a bobina Revox posti a qualche decina di centimetri (fino a qualche metro) di distanza: il primo registratore incide il suono prodotto dalla chitarra sul nastro, che invece di avvolgersi sulla seconda bobina (del primo registratore), viaggia fino alla seconda bobina del secondo registratore impiegando alcuni secondi (ritardo), lì viene letto ed inviato nuovamente al primo registratore, dove viene leggermente attenuato, mixato con il suono della chitarra e reinciso, in una specie di ping-pong sonoro in cui i suoni continuano a sovrapporsi e fondersi tra loro via via che il musicista suona. Una nota isolata verrebbe così ripetuta ciclicamente come un’eco che si attenua gradualmente con ogni successiva ripetizione (con ovviamente anche un deterioramento della qualità sonora dovuto al continuo processo di reincisione). Il risultato è un tappeto sonoro che si stratifica ed evolve ciclicamente nel tempo, composto da note prolungate miste ad alcune appena accennate, spesso improvvisato e quindi sempre diverso”.
Il prodotto degli esperimenti del duo Fripp & Eno si concretizzarono nei due album (No pussyfooting) del 1973 ed Evening star del 1975. Emblematica la copertina del primo album con i due musicisti più volte riflessi negli specchi quasi a suggerire il mondo di loop annidato nei solchi del vinile. A questi due dischi va aggiunto il bootleg Air structures, doppio LP ricavato da un concerto tenuto all’Olympia Hall di Parigi il 28 maggio del ’75.

Gli psiconauti

Prendere un biglietto per il cervello e navigare nelle psiche l’obiettivo dichiarato di Psychonaut dei Brainticket. Capitanati dall’organista e flautista belga Joel Vandroogenbroeck i Brainticket comprendevano musicisti svizzeri, tedeschi, italiani. Progressive e krautrock le coordinate all’interno delle quali si muovevano. Psychonaut, fu pubblicato nel 1971 dalla piccola etichetta italiana Durium, curiosamente già attiva durante gli anni del regime fascista come Durium La voce dell’Impero, e rappresenta la loro prova migliore dopo Cottonwoodhill (1971) e prima di Celestial Ocean (1974).

La febbre dell’oro

Le compilation e i greatest hits mi provocano sempre malesseri speciali, rarissime le eccezioni: Nuggets: Original Artyfacts from the First Psychedelic Era, 1965–1968 è una di queste. Fu compilata nel 1972 da Lenny Kaye che già allora accompagnava alla chitarra i reading di una semisconosciuta Patti Smith. In Nuggets trovarono posto quelle gemme grezze del garage-rock destinate a essere padri e madri putative del punk americano.