Tradimento e tradizione

Avevo in programma da tempo di scrivere di questi 7 LP pubblicati nel 1979 con il patrocinio della regione Campania, curati da Roberto De Simone, scomparso da pochi giorni. Tra registrazioni sul campo e cantori trascinati in studio, per lo sdegno dei duri e puri dell’etnomusicologia, in questi solchi c’è tutta quella cruda e viva materia cui attingerà a pienissime mani la Nuova Compagnia di Canto Popolare.

Menzione speciale per la piccola casa editrice Squilibri che nel 2010 ha pubblicato un prezioso cofanetto, libro + 7CD, intitolato Son sei sorelle , rituali e canti della tradizione in Campania che raccoglie e espande, con altre tre ore di materiale inedito, l’originale box.

L’ascensione agli inferi

Il sassofonista Marion Brown dichiarò di quest’album che “potresti usarlo per riscaldare il tuo appartamento in un gelido mattino”. E questo è Ascension: quaranta minuti di inferno sonoro. Ben undici musicisti, a registrare negli studi di Rudy Van Gelder, nel giugno del ’65, il manifesto free di John Coltrane. Ai sassofoni, oltre a Coltrane e Brown, Pharoah Sanders, Archie Shepp, John Tchicai, alle trombe,  Freddie Hubbard e Dewey Johnson, quest’ultimo, affetto da disturbi mentali, qui alla sua unica registrazione professionale e ancora Art Davis e Jimmy Garrison al contrabbasso, Elvin Jones alla batteria e McCoy Tyner al pianoforte.

Il padiglione dei sogni (registrazioni oscure #10)

Chissà se questo Pavilion of Dreams non sia il padiglione auricolare dell’ascoltatore. Ultima uscita della Obscure Records prima di chiudere i battenti, raccoglie quattro composizioni oniriche di Harold Budd registrate tra il 1972 e il 1975. Tra i musicisti coinvolti il grande sassofonista americano Marion Brown oltre ai soliti nomi “oscuri”: Brian Eno, Gavin Bryars, Michael Nyman, John White.

I doni del caso

Nel 1963, Terry Riley e Chet Baker sono, per vie diverse, a Parigi. Contatti comuni, e l’aiuto di un operatore della radio francese, fanno sì che Riley metta su nastro e manipoli una versione di So What di Miles Davis suonata dal quartetto del tormentato trombettista americano, da poco uscito dalle carceri italiane.

Solo nel 2000, quel che restava dei nastri originali e di una manciata di altri audaci esperimenti di Riley del periodo 60-65, vedranno la luce su CD.

Strumenti e voci (registrazioni oscure #5)

La Obscure Records fu fondata da Brian Eno nel 1975 e pubblicò dieci dischi prima di chiudere i battenti nel 1978. Pochi ma buoni se non ottimi. Qui il numero cinque della serie diviso nei due lati del long playing tra il meno noto Jan Steele e l’arcinoto John Cage: personalmente preferisco il primo lato, nell’iniziale All day viene messo in musica un testo di James Joyce, alla chitarra c’è Fred Frith, al basso Steve Beresford. Joyce fa capolino anche nell’altra metà del disco e stavolta fa capolino Robert Wyatt alle prese con una rilettura dal Finnegans Wake. In un altra traccia compare la voce di Carla Bley. Un disco insomma che non all’oscuro non può stare.

L’elisir e il veleno

Dietro la strana ragione sociale Meanwhile, Back in Communist Russia si celava un gruppo di Oxford che fece in tempo, a inizio millennio, a sfornare due album, Indian Ink (2001) e My Elixir; My Poison (2003). Atmosfere notturne, dolce voce femminile, la loro musica inquiete avrebbe meritato maggiore fortuna.

Nella busta marrone di carta

Riascoltare oggi un disco considerato un caposaldo del drum ‘n bass e vedere che sì, regge ancora bene il passare del tempo, forse meno l’ascoltatore che è fuori allenamento per tutti questi suoni spezzati. Che forse il limite di New Forms di Roni Size & Reprazent, anno 1997, rimane la lunghezza di un formato doppio CD che va diluito con calma.

Dentro il voodoo

Ricordo perfettamente quando il mio pusher musicale mi rifilò con sorrisetto sornione la cassettina con la registrazione di Miles runs the voodoo down. Sapeva bene che quel quarto d’ora di musica non sarebbe bastato e ne avrei chiesto ancora e ancora. La svolta elettrica di Miles Davis, lo sciamano che raccoglie attorno a sé un’accolita di superbi musicisti per registrare il doppio Bitches Brew. Disco che, nella ristampa delle intere sessions, supera le quattro ore di una musica libera di ridisegnare il mondo.