Il jazz strappacuore (Jazz in Paris #1)

Il libro Jazz in Paris raccoglie i testi delle trasmissioni radiofoniche preparate da Boris Vian per la WNEW. La radio newyorkese trasmise infatti nel periodo 1948-49 il meglio del jazz proveniente dalla capitale francese che vide in quegli anni un gran fermento grazie anche ai tanti musicisti americani che a Parigi trovarono il successo e lì scelsero di stabilirsi per periodi più o meno lunghi. Il primo artista ad essere presentato al pubblico americano fu il trombettista Philippe Brun, nato nel 1928 e negli anni al fianco di Django Reinhardt, Ray Ventura, Alix Combelle.

La gnòsi delle fànfole

Nel 1997 Massimo Altomare e Stefano Bollani cominciano a mettere in musica le poesie metasemantiche di Fosco Maraini. La Gnòsi delle fànfole esce per  Sonica poco prima che l’etichetta fiorentina di Gianni Maroccolo fallisca.

Bollani e Altomare cercano anche musicalmente di ricreare le Fànfole di Maraini, pubblicate la prima volta nel 1966, caratterizzate dalla ricerca di un vocabolario nuovo in cui le parole pur prive di significato richiamano parole e suoni familiari.

“Il sentimento principale che le Fànfole ci regalavano era la malinconia, proprio come se quel mondo – il vecchio Troncia, le zie in bardocheta – ci fosse un tempo appartenuto e ci trovassimo a rimpiangerlo, fra vecchi amici che sanno di cosa stan parlando senza bisogno di spiegarselo” (Altomare e Bollani, dalle note alla ristampa del disco, con una tracklist leggermente modificata, unitamente al libro della Gnòsi delle Fanfole edito da Baldini e Castoldi).

Lo strappacuore

Sono solo due le cose che contano: l’amore, in tutte le sue forme, con belle ragazze, e la musica di New Orleans e di Duke Ellington. Tutto il resto è da buttar via, perché è brutto…” (Boris Vian, dalla prefazione a ‘L’Écume des Jours‘)

Nel primo dopoguerra l’emittente radiofonica newyorkese WNEW trasmise per 48 puntate il programma Jazz in Paris curato dallo scrittore e poeta francese Boris Vian. L’intento era quello di presentare al pubblico americano il jazz francese: arrivarono anche così alle orecchie d’oltreoceano le note di Django Reinhardt, Stephane Grappelli, Claude Luter. Peccato che nessuna registrazione si sia salvata ma fortunatamente rimangono i testi preparati da Vian per le trasmissioni. Ma lo stesso inesauribile Vian oltre che critico musicale fu lui stesso musicista e paroliere, surreale e antimilitarista. Una vita troppo intensamente vissuta e stroncata il 23 giugno del ’59, 59 anni fa, da un infarto che lo colse al cinema mentre guardava infastidito la trasposizione cinematografica del suo romanzo Sputerò sulle vostre tombe, l’unico che ebbe successo commerciale pur essendo nato come parodia degli hard-boiled americani.

Il poeta maldito

Durante la dittatura militare in Brasile fiorì un movimento musicale che univa impegno politico e sperimentazione generalmente noto come tropicalia o MPB (musica popular brasileira). Forti i legami con la poesia concreta degli anni cinquanta e con i poeti del Manifesto antropofago di Oswald De Andrade (l’illustre cugino De Andrade de La domenica delle salme di Fabrizio De André). Il cantautore Walter Franco fu tra coloro che maggiormente osarono lungo tali traiettorie. Ou nao è il suo album d’esordio, datato 1973 ed entrato a buon diritto nella celebre Nurse With Wound list.

Senza Cuore

“Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise. Io detesto costui. È malvagio. Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo, egli ne gode; quando uno piange, egli ride. Trema davanti a Garrone, e picchia il muratorino perché è piccolo; tormenta Crossi perché ha il braccio morto; schernisce Precossi, che tutti rispettano; burla perfino Robetti, quello della seconda, che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino. Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno, si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libro, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch’egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni odia il maestro”.
Un tempo la lettura del libro Cuore di De Amicis rientrava tra le pratiche edificanti che ogni studente era tenuto ad adempire. Nelle intenzioni un’iniezione corroborante di virtù civili. Nella pratica lo leggevi solo per vedere cosa avrebbe combinato il cattivo Franti.

Nel 1982 si formò a Torino un gruppo che si battezzò, proprio in omaggio al personaggio di De Amicis, Franti. Gruppo fieramente indipendente autore di sonorità post-punk e free-jazz nobilitate dalla splendida voce di Lalli.

L’oro blu

“Sputi” è un estemporaneo ma perfettamente riuscito episodio musicale di Marco Paolini e del suo “teatro civile”.  Accompagnato dai Mercanti di Liquore il disco era nato attorno a un nucleo di tre pezzi, ‘Due parti di idrogeno per una d’ossigeno’, ‘Regola acquea’, ‘Mare Adriatico’, dedicati alla difesa dell’acqua, l’oro blu costantemente minacciato da chi vorrebbe arrogarsene la proprietà. A questa  manciata di brani finirono per sommarsi pezzi antimilitaristi originali o estrapolati da testi di Erri De Luca, Gianni Rodari, Mario Rigoni  Stern. Ed altri tratti dai Canti Orfici di Dino Campana e dalle opere di Biagio Marin, Giacomo Noventa, Ernesto Calzavara.

Lotta con gli angeli

“With unforced humanity and poetry Chimenti wrestles with his angels and in the process acquires a unique voice with which to comunicate what is gleaned”. (David Sylvian)

Artista di grande sensibilità Andrea Chimenti è passato dalla new wave dei Moda negli anni ottanta a svariati progetti e collaborazioni dal singolo Ti ho aspettato (I Have Waited for You) realizzato con David Sylvian  alle esperienze con la compagnia francese di danza Silenda a quella teatrale con Il deserto dei Tartari di Buzzati fino alla recente riproposizione del repertorio di David Bowie.

Vale la pena riascoltarsi allora Qohelet, uscito nel 1997 per i Taccuini del Consorzio Produttori Indipendenti, l’ambiziosa collana di musica aliena dei C.S.I. di Gianni Maroccolo. In questo disco Chimenti in compagnia dell’attore Fernando Maraghini reinterpreta brani tratti dall’omonimo libro biblico, da Giuseppe Ungaretti e Fernando Pessoa.

Rivolo sonoro

In danese, svedese e norvegese Å è l’ultima lettera dell’alfabeto. Come parola in sé significa piccolo corso d’acqua. Ed è un  rivolo sonoro quello del terzetto veronese composto da Stefano Roveda (violino, piano, kalimba, sinth, theremin, percussioni, chitarra, cetra, caos pad, contrabasso, voce), Andrea Faccioli (chitarra, cetra, kalimba, piano, percussioni, voce) e Paolo Marocchio (batteria, percussioni, kalimba, cello, voce, piano, flauto, effetti) che nel 2006 incidono un disco strumentale arrangiato dal musicista di origine basche Xabier Iriondo (Afterhours, A Short Apnea, Six Minute War Madness e tantissimi altri progetti) per la milanese Die Schachtel, etichetta specializzata nel recupero dei musicisti d’avanguardia.

Un lungo flusso sonoro che rapisce e trasporta in mille luoghi senza mai fermarsi da nessuna parte. I titoli non facilitano il compito: sono lo spezzettamento di un brano estrapolato da Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon.

L’avventura degli  Å pare cominciare e finire con questo disco, ed è un vero peccato.

Rifiuti organici

“Per consolarci frughiamo tra i nostri escrementi, fisici o letterari. La merda è una certezza. Bene o male, siamo noi a farla.” (Ennio Flaiano)

A metà anni settanta era chiaro che i tessuti musicali, incancreniti andavano verso il disfacimento. Nel terreno di coltura patrio cellule impazzite ripartivano dai bisogni elementari: merda, sangue, sperma. La rivolta del punk passava più autenticamente da musicisti irregolari come Mauro Pelosi piuttosto che dai più celebrati, e per certi versi costruiti a tavolino, Sex Pistols.

Musica per l’Europa che non c’è più

Non riesco a leggere il libro Galizia. Viaggio nel cuore della Mitteleuropa di Martin Pollack senza la compagnia della musica di Zev Feldman e Andy Statman. Il libro segue le tracce di quella propaggine d’Europa ai bordi dell’impero asburgico travolta dagli eventi tragici del novecento e ne riporta  a galla le storie così come nel ’79 Zev Feldman, studioso di musica ottomana e Andy Statman, clarinettista newyorkese ripescano la tradizionale musica klezmer. Jewish Klezmer Music è il loro disco di esordio e si apre proprio con una Galitsianer Tantsel.

Qui il video di una esibizione del duo nel novembre del 1978, un concerto di tributo al maestro di Statman, Dave Tarras.