Musica per camaleonti

La sfortuna dei Chameleons è stata quella di essere arrivati un attimo dopo i più illustri Joy Division, The Cure, Echo & The Bunnymen. Il loro primo disco Script of the bridge esce solo nel 1983 quando la festa del post-punk è ormai agli ultimi giri di danza.

Ed è un imperdonabile peccato che il disco passi sotto traccia: già la copertina del disco, opera del chitarrista Reg Smithies, mette in evidenza la componente onirica e romantica della loro musica e dei testi del cantante Mark Burgess.

“In his autumn before the winter comes man’s last mad surge of youth.” “What on earth are you talking about?” Queste le due frasi, rapite da un film sconosciuto, introducono l’iniziale Don’t fall, seguita da brani come Monkeyland, Second skin – che pare alludere a un’esperienza post-mortem, – A person isn’t safe anywhere these days, la preferita di Burgess con cui il gruppo aprirà generalmente i concerti, fino al verso finale “You wait until your time comes round again” che chiude View from a hill e di fatto il disco.

Il secondo album What does anything mean basically? verrà pubblicato nel 1985 e comprenderà altre ottime canzoni così come l’anno successivo Strange times, con una delle mie copertine preferite in assoluto. Ma le vendite  scarse porteranno nel 1987 il gruppo a sciogliersi.

Tema libero

Duluth nel Minnesota è famosa per aver dato i natali nel ’41 a un certo Robert Allen Zimmermann meglio noto come Bob Dylan. Anche Michael Ranta nasce a Duluth, nel ’42 ma il suo nome è molto meno noto. Percussionista, studia con Stockhausen in Germania e registra dischi fortemente sperimentali e improvvisati. Nel ’70 registra con l’organista canadese Mike Lewis e il chitarrista tedesco Karl-Heinz Bottner e la supervisione del produttore Conny Plank “diabolus in musica” come viene citato nelle note del LP cinquantatre minuti di musica da cui saranno editate le due lunghe tracce Wired I e II presenti in Free Improvisation pubblicato per la Deutsche Grammophon nel ’74, un triplo LP che includeva anche New Phonic Art e Iskra 1903 e diritto finito nella lista dei Nurse With Wound. Altre registrazioni con i soliti Conny Plank e Mike Lewis vedranno la luce solo in anni recenti. Nel ’75 Ranta si sposta in Giappone dove registra un’altro ottimo disco Improvisation Sep. 75 in compagnia di due musicisti nipponici Toshi Ichiyanagi e Takehisa Kosugi.

Clangori dalla cella frigorifera

Il Cold Storage era una ex-cella frigorifera adibita a studio di registrazione nel quartiere londinese di Brixton. Il quartiere è famoso per l’emblematica Guns of Brixton dei Clash col bassista Paul Simonon che sul finire degli anni settanta cantava l’aria di rivolta delle periferie britanniche . Al Cold Storage, con la complicità di quelle adiabatiche pareti metalliche, i This Heat cominciarono a manipolare nastri su nastri che videro poi la luce nei due album This Heat (1979) e soprattutto Deceit (1981). Se l’attitudine era quella dell’ingenuo e incolto punk la musica, che attingeva a piene mani tanto alla scena canterburyana versante Rock In Opposition quanto alla nascente scena industriale, era invece estremamente consapevole e strutturata potendo contare su ottimi musicisti ben svezzati come il batterista Charles Hayward già  nei Quiet Sun di Phil Manzanera,

La grand boucle

Les triplettes de Belleville (da noi tradotto con un banalissimo Appuntamento a Belleville) è un film d’animazione franco-belga-canadese diretto da Sylvain Chomet. Non poteva quindi che essere triste, anzi: tristissimo.
Il piccolo Champion (raffigurato come una caricatura di Fausto Coppi) dopo un’infanzia infelice in cui ha come unico amico un cane sgraziatissimo diventa  ciclista professionista e partecipa al tour de France: viene rapito e costretto insieme ad altri suoi colleghi da una banda di criminali a pedalare ininterrottamente davanti a uno schermo dove si srotolano senza soluzione di continuità le mille strade e stradine del tour come in un folle videogioco.
La nonna di Champion, Madame Souza, il cane Bruno e tre vecchie cantanti decrepite un tempo famose e note come Les triplettes de Belleville vanno alla ricerca di Champion in una metropoli cupa e minacciosa. Gran bella colonna sonora dedicata al jazz del chitarrista franco-belga Django Reinhardt e che si merito una nomination agli Oscar per la miglior canzone originale Belleville Rendez-vous, scritta e cantata da Matthieu Chédid, musicista francese noto con l’insolito pseudonimo di -M-.

Luce alla Neon (Neon Records #1)

La Neon Records nacque come costola della RCA con grandi speranze e progetti ambiziosi come il supergruppo Centipede di Keith Tippett. Ebbe purtoppo vita brevissima e nel buco finanziario dell’etichetta inglese finirono per cadere miseramente ottimi gruppi sospesi tra progressive e jazz-rock come Spring, Tonton Macoute, Indian Summer, Running Man, Raw Material. Per quasi tutti loro non ci fu altra occasione di pubblicare altro materiale.
Tra le centodieci mani dei Centipede che registrarono l’album Septober Energy , con la produzione di Robert Fripp,  c’era il meglio del meglio della scena jazz-rock britannica con membri di King Crimson, Soft Machine, Nucleus, Patto.

La Befana vien di notte…

Un calzino in copertina e il titolo burlone come The leg end (così, con le due parole staccate) of Henry Cow come leccornia musicale per questa Epifania l’esordio del leggendario gruppo avant-prog inglese.

 

Oltre il basso, l’altrove

Ho atteso con impazienza di mettere sul piatto del giradischi Alone, il nuovo lavoro di Gianni Maroccolo, storico bassista dei Litfiba e da appassionato di acronimi, di CCCP, C.S.I., P.G.R.. Tralascio il curriculum lunghissimo di musicista e produttore del Marok che, mandato in pensione lo storico basso Attilio, ha ripreso a  percorrere sentieri più elettronici e sperimentali. Alone è il primo episodio di quello che sarà il suo disco perpetuo che uscirà a cadenza semestrale per sempre. Questo primo disco, curatissimo nell’artwork, vede la presenza di una vecchia conoscenza del rock nostrano come Edda Rampoldi, voce dei Ritmo Tribale e Iosonouncane.

Il lungo flusso sonoro del disco, scherzosamente etichettato come krautmarok, omaggia tanto la  musica cosmica tedesca quanto il post-punk degli esordi di Gianni fino alle suggestioni etniche e world, ben esemplate dalle nenie indiane di Edda e che rimandano all’importante collaborazione di Marok con il compianto Claudio Rocchi.

Il barbecue di mamma

Mom’s è una compilation del musicista d’avanguardia Carl Stone, classe 1953, allievo di Morton Subotnick dopo aver cominciato a fare jazz-rock con il futuro mito della musica industriale Z’EV.  Attivo per molti anni tra San Francisco e Tokyo, Stone è un manipolatore di suoni, tra collage, field recordings e frequenti incursioni nella musica tradizionale giapponese.

 

Pulviscoli di jazz

Attivo anche con gli pseudonimi di Gramm e Farben, cosa piuttosto usuale per la scena della musica elettronica, il tedesco Jan Jelinek ha dato alle stampe nel 2001 l’ottimo Loop-Finding-Jazz-Records, cinquanta minuti di astrazioni sonore in cui la materia prima, polverizzata e ricomposta, è jazz. O parrebbe essere tale, ammesso e non concesso, che la parola jazz denoti qualcosa di ben determinato.

La costola e la comune (Ohr Records #6)

Gli Amon Düül II nacquero da una divisione interna degli  Amon Düül , collettivo musicale nato in Baviera all’interno di una variopinta comune di artisti, hippies e sbandati. Nel 1970 la Ohr riuscì a metterli in uno studio di registrazione che frutteranno un LP Paradieswärts Düül e un singolo, Eternal Flow / Mechanical World. Il disco è composto di lunghe e allucinate jam psichedeliche prive di quella componente gotica marchio di fabbrica della più celebre costola degli Amon Düül II. Unico documento in studio della band che vanta altri quattro album frutto di registrazioni live precedenti all’approdo alla Ohr.