Areare i locali

Purtroppo chi scrive difficilmente si appassiona alle ultime uscite discografiche. Ben lieto che ogni tanto capitino gelide sferzate in faccia come i dischi degli Algiers. La musica della band di Atlanta è stata definita gospel-punk e l’etichetta mi piace: canzone di protesta, bellissima voce, tritatutto sonoro, new e no wave, elettronica, blues e quant’altro volete.

Splendido il video di Irony. Utility. Pretext, dal disco d’esordio nel 2015, girato in Bulgaria nell’abbandonato palazzo di Buzhludza, costruito negli anni ottanta per celebrare il governo comunista in quella impervia località dove, nel 1891, si consumò una decisiva battaglia contro i turchi.

La mal amata mela

“Portatemi gli affamati, gli stanchi, i poveri e gli piscerò addosso. Questo è ciò che la Statua dell’Intolleranza dice. Le vostre masse di poveri accalcati picchiamole a sangue, facciamola finita e buttiamoli nel boulevard”
Questo disco, pubblicato dalla Sire Records nel 1989, è per il rock quello che Manhattan di Woody Allen è per il cinema. La sentita dichiarazione d’amore per la Grande Mela da parte di Lou Reed: amore per le sue storie da marciapiede, per le strade sporche e malfamate, i criminali per indole e i delinquenti per necessità. Dove anche la storia dei più famosi amanti shakesperiani si trasfigura in un regolamento di conti tra ispanici.

I dischi della Suora Volante (Not All Blacks #3)

Primi alfieri del Dunedin sound, raccoltosi attorno all’etichetta Flying Nun Records, la band dei fratelli Kilgour, The Clean, univa gusto pop e sonorità punk con un sound estremamente lo-fi, quel suono su cui, per intenderci, i Pavement costruiranno una strepitosa carriera. Il singolo Tally Ho! fu il secondo edito dalla label neozelandese con base a Christchurch nel 1981 subito dopo quello del Pin Group del grandissimo Roy Montgomery (poi nei Dadamah, nei Dissolve, negli Hash Jar Tempo con gli americani Bardo Pond).

L’omino dei sogni

Il sandman è,  nel folklore del Nord Europa, l’omino dei sogni, quella creatura che getta la sabbia negli occhi per portare il sonno. E Mark Sandman, rispettando il suo nome, ha portato sogni fumosi e caliginosi per tutta la  carriera e finché suo cuore gli ha retto. Poi la sera del 3 luglio del ’99 si è fermato, tra una canzone e l’altra sul palco di Palestrina mentre si esibiva con suoi Morphine. Il trio di Boston (con Sandman che suonava un basso con due sole corde, Jarome Dupree prima e Billy Conway poi alla batteria e Dana Colley al sax baritono) aveva saputo creare una splendida miscela di blues, rock e jazz caratterizzata dall’assenza della onnipresente chitarra.

Sciroppo per la tosse

“When I see the sun / I hope it shines on me / And gives me everything… well, almost / Some people seem / To be just small hard peas / Sometimes I think it’s me” (da Pea)

La codeina è un alcaloide usato negli sciroppi per calmare la tosse. I dischi dei Codeine godono delle stesse proprietà: ti entrano dentro, ti sciolgono le vie respiratorie e lentamente ti fanno scivolare nella dolcezza del sogno.

Formatisi a Chicago nel 1989 e durati il tempo di un paio di album, i Codeine di John Engle (chitarra), Chris Brokaw (batteria, poi rimpiazzato dal futuro June of ’44 Doug Scharin) e Stephen Immerwahr (basso e voce) di fatto approdarono a quello slowcore che in Europa avrebbe avuto come massimi esponenti i Talk Talk al culmine del loro processo di sottrazione sonora.

 

 

I Bizantini della Grande Mela

Ricordati, a torto, solo per la presenza in formazione del regista Jim Jarmusch, ma c’erano anche i gemelli Braun dai seminali Circus Mort di Michael Gira dei futuri e imprescindibili Swans, i The Del-Byzanteens vantano una discografia ridotta all’osso composta da due singoli e un EP per la miseria di nove brani in tutto di ottima new wave che vale la pena di ascoltare.

Danze per scongiurare l’eclissi

Esponenti di rilievo della scena trance-rock californiana i Red Temple Spirits durarono il tempo di due album fondendo mirabilmente la psichedelia pinkfloydiana e il dark britannico: il loro misticheggiante Dancing to restore an eclipsed moon licenziato nel 1988 è un piccolo capolavoro da preservare assolutamente.

Sogni siamesi

Thomas Edison è ritenuto, a torto, il padre della lampadina: rubò l’idea a Henrich Goebel. Ma si macchiò di ben altri delitti, compreso quello dell’elefantessa Topsy arrostita da una rudimentale sedia elettrica nel tentativo di screditare il sistema di trasmissione in alternata del rivale Nikola Tesla. Tra i vari crimini perpetrati dal nostro, sordo d’orecchio ma lesto di mano, c’è anche il primo caso di pirateria della storia del cinema: suoi agenti corruppero un impresario teatrale di Londra ottenendo una copia della pellicola di George Méliès ‘Le voyage dans la Lune‘ liberamente ispirato ai racconti di Jules Verne e ritenuto il capostipite del genere fantascientifico. Grazie all’ennesima azione ribalda Edison poté stampare centinaia di copie e smerciarle ai teatri newyorkesi senza che il povero Méliès ne potesse ricavare neanche un nichelino.

Nel 1995 gli Smashing Punpkins omaggeranno Méliès nel video di Tonight, tonight tratto da Mellon Collie and the infinite sadness ultimo disco degno di nota per Billy Corgan e soci, purtroppo usciti stremati e prosciugati nell’ispirazione da quel presuntuoso doppio album arrivato dopo i fasti dell’ottimo e più coeso, conciso e fragoroso Siamese Dream. Nell’album era contenuta quella Rocket  il cui video già testimoniava la voglia di viaggiare nello spazio.

Il suono della sabbia

Non pago della modern dance dei suoi Pere Ubu, negli anni ottanta, il pingue cantante David Thomas, arruola il meglio dell’intelligencija musicale per continuare il suo destrutturante programma artistico: Mayo Thompson dei Red Crayola, Richard Thompson dei Fairport Convention, Chris Cutler, John Greaves e Lindsay Cooper degli Henry Cow oltre ad altri ex ubu-iani accompagnano gli spericolati equilibrismi vocali di Thomas. Un’ottima serie di album dove spiccano soprattutto The sound of the sand (1982) e Monster walks the winter lake (1986).

Vibrazioni (Ohr Records #4)

Si intitola Schwingungen, vibrazioni, il secondo disco degli Ash Ra Tempel di Manuel Gottsching e Hartmut Enke che, provvisoriamente orfani di quel Klaus Schulze che aveva caratterizzato con le sue scorribande cosmiche il primo album,  liberano tutta la psichedelia coltivata nei lunghi anni in cui suonavano blues sgangheratissimi nei locali per i camionisti lungo le autobahn tedesche e firmano uno dei capolavori del krautrock tutto e che ovviamente sarà pubblicato dalla sempre sia lodata Ohr Records.