Suoni dal bunker

Leggenda narra che solo 11 delle 213 copie stampate nel 1972 furono vendute. Insomma un fiasco colossale per l’ellepì etichetta BU 1-72, unica uscita della fantomatica Bunker Records, copertina nera, militaresca silhoutte e la scritta, in goticissimi caratteri tipografici, German Oak . Poi la riscoperta in anni recenti di un disco la cui storia merita essere raccontata: durante le Olimpiadi di Monaco, quelle che saranno ricordate per l’irruzione di un commando palestinese nel villaggio olimpico e conclusasi nel sangue, sei ragazzi di Dusseldorf si chiudono in un rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale per rivivere l’esperienza dei loro genitori durante i pesantissimi bombardamenti alleati. Bombardamenti spesso assolutamente inutili come quelli su Dresda esemplarmente raccontati da Kurt Vonnegut in Mattatoio 5. Lì sotto, i sei registrano un disco strumentale che con poca fantasia potrei definire di claustrofobica psichedelia.

A cavallo degli incubi

Thomas Baker Knight Jr è stato un cantautore e musicista nato in Alabama nel 1933 e morto nel 2005. Sconosciuto ai più, è stato l’autore dell’hit Lonesome Town, portata al successo da Ricky Nelson e utilizzata da Quentin Tarantino in una delle scene più celebri di Pulp Fiction, e tante altre canzoni interpretate da Paul McCartney, Frank Sinatra, Elvis Presley e tanti altri. Non manca nella sua discografia un paio di singoli psichedelici accreditati, con un gioco di parole geniale, a Baker Knight and the Knightmares e tra i quali spicca la trascinante Hallucinations.

 

Bandiera nera

Canto del cigno dei Black Flag,  punta di diamante dell’hardcore californiano, l’EP The Process of Weeding Out è un disco esclusivamente strumentale che rappresenta un ponte gettato sul futuro visto che introduce negli schemi dell’hardcore elementi addirittura jazz. L’EP è di fatto tutta farina del sacco del chitarrista Greg Ginn mancando l’apporto del cantante, l’energumeno Henry Rollins, da poco allontanato dal gruppo.

Orange jazz

La Association P.C. è stata una band olandese di jazz-rock capitanata dal batterista Pierre Courbois. Le lettere P.C. altro non sono che le sue iniziali aggiunte al nome del gruppo per non essere confusi con un’altra band omonima. Forti della chitarra di Toto Blanke e del piano di Jasper Van’t Hof hanno al loro attivo una manciata di ottimi dischi di jazz-rock in particolare l’esordio Earwax del ’70, Sun Rotation del ’72, Erna Morena registrato dal vivo lo stesso anno così come la partecipazione al disco Toverbal sweet del sassofonista Lol Coxhill durante un tour in Olanda.

Apparecchi rotti e mezzi rotti

L’album Sinistri fu la terza uscita discografica degli Starfuckers di Manuel Giannini, Alessandro Bocci e Roberto Bertacchini dopo l’esordio di Metallic Diseases e il miniLP Brodo di cagne strategico. Il noise-rock delle prime uscite viene ulteriormente fratturato e decomposto, pulviscoli di elettronica e field recordings rendono la loro musica sempre più nebulosa e astratta ma ancora capace assestare pugni nello stomaco con un pezzo come Ordine pubblico.

Il picchiatore

Durante le registrazioni di Electric Ladyland Jimi Hendrix chiamò dietro rullanti e tamburi per un paio di brani il batterista degli Electric Flag, il corpulento Buddy Miles, perché secondo lui “picchiava a morte la batteria”. Più tardi, arruolato anche Billy Cox al basso, Jimi diede vita alla Band of Gypsys, formando così un trio di soli neri. Breve esperienza che sfociò in un live tratto da quattro concerti tenuti a New York nel periodo di capodanno del 1970.
Per Buddy Miles, che aveva già alle spalle l’esperienza blues psichedelica degli Electric Flag e un paio di dischi solisti, Expressway to your skull ed Electric church, la carriera continuò tra collaborazioni prestigiose con Santana e John McLaughlin (un disco live registrato con il primo dentro il cratere di un vulcano alle isole Hawaii), disavventure giudiziarie e problemi con la droga.
Ne uscì fuori solo negli anni ’80 quando ottenne anche un grosso successo cantando un pezzo di Marvin Gaye per una pubblicità di uvette californiane!

Il litigio con Ligeti

“Meraviglioso è il modo in cui la mia musica è utilizzata nel film, lo è meno che nessuno mi abbia mai consultato e che non sia stato pagato. Ammiro l’arte di Kubrick ma non il suo egoismo e il suo disprezzo per la gente.”

Il capolavoro di Stanley Kubrick, 2001 Odissea nello spazio, compie mezzo secolo. Inimmaginabile pensare alle sequenze del film senza l’azzeccatissima colonna sonora dal motivo ricorrente di Also sprach Zarathustra di  Richard Strauss ai temi spaziali di Gyorgy Ligeti, AtmospheresLux Aeterna,
Adventures, Kyrie. Ma proprio l’uso spregiudicato delle sue musiche fece risentire il compositore ungherese che portò il regista in tribunale in particolare per avere pesantemente rielaborato Adventures.

Nonostante questo inizio burrascoso Kubrick continuò ad usare anche in seguito le musiche di Ligeti per ShiningEyes Wide Shut.

Fumo sull’acqua

« We all came out to Montreux on the Lake Geneva shoreline To make records with a mobile – We didn’t have much time Frank Zappa & the Mothers were at the best place around But some stupid with a flare gun burned the place to the ground Smoke on the water, fire in the sky »

In questa maniera i Deep Purple nel 1972 mettevano in musica l’episodio, realmente accaduto pochi mesi prima, da cui presero spunto per la celeberrima Smoke on the Water. In quello stesso 1972 si esibirono a Montreux, località svizzera nota per il suo festival di jazz, il terzetto composto dal batterista Bernard Lubat (già con Michel Portal), il tastierista Eddy Louiss (già con Michel Petrucciani) e il chitarrista Claude Engel (fondatore dei Magma). La splendida registrazione di quel concerto, un jazz-rock spruzzato di funky è purtroppo l’unica prova documentata del trio francese: un vero peccato.

I quattro Caballeros

Don Caballero, da Pittsburgh. Un batterista soprannominato Mr. Octopus, al secolo Damon Che Fitzgerald, e corde arroventate di basso e chitarre, in numero di due. Almeno tre dischi di livello eccelso come ‘For respect’ (1993), ‘2’ (1995) e ‘What burns bever returns’ (1998). Math-rock, se vi piacciono le etichette.

Oggi forse sì

L’aggettivo eclettico sta addirittura stretto a un musicista come Czeslaw Niemen: polacco, classe 1939, ha spaziato dal pop alla musica psichedelica, dal jazz-rock alla musica elettronica. Nel 1970 partecipò addirittura al Cantagiro, il popolare festival itinerante nostrano con Oggi forse no. Ovviamente al pop senza nerbo preferisco i due ottimi dischi sperimentali registrati nel 1973 insieme ai musicisti del gruppo SBB e intitolati semplicemente Volume 1 e Volume 2 (riuniti poi nell’antologico Marionetki). Ma non sono gli unici titoli della discografia del nostro a meritare un ascolto attento.