Strutture d’aria

“Con frippertronics si indica una tecnica di incisione che permette di produrre un tappeto sonoro sotto forma di canone a partire da una sola chitarra utilizzando ripetute sovraincisioni. Inventata da Brian Eno e Robert Fripp da cui prende il nome (ma già Terry Riley aveva in precedenza sperimentato tecniche simili), collegando tra loro due registratori a bobina Revox posti a qualche decina di centimetri (fino a qualche metro) di distanza: il primo registratore incide il suono prodotto dalla chitarra sul nastro, che invece di avvolgersi sulla seconda bobina (del primo registratore), viaggia fino alla seconda bobina del secondo registratore impiegando alcuni secondi (ritardo), lì viene letto ed inviato nuovamente al primo registratore, dove viene leggermente attenuato, mixato con il suono della chitarra e reinciso, in una specie di ping-pong sonoro in cui i suoni continuano a sovrapporsi e fondersi tra loro via via che il musicista suona. Una nota isolata verrebbe così ripetuta ciclicamente come un’eco che si attenua gradualmente con ogni successiva ripetizione (con ovviamente anche un deterioramento della qualità sonora dovuto al continuo processo di reincisione). Il risultato è un tappeto sonoro che si stratifica ed evolve ciclicamente nel tempo, composto da note prolungate miste ad alcune appena accennate, spesso improvvisato e quindi sempre diverso”.
Il prodotto degli esperimenti del duo Fripp & Eno si concretizzarono nei due album (No pussyfooting) del 1973 ed Evening star del 1975. Emblematica la copertina del primo album con i due musicisti più volte riflessi negli specchi quasi a suggerire il mondo di loop annidato nei solchi del vinile. A questi due dischi va aggiunto il bootleg Air structures, doppio LP ricavato da un concerto tenuto all’Olympia Hall di Parigi il 28 maggio del ’75.

Gli psiconauti

Prendere un biglietto per il cervello e navigare nelle psiche l’obiettivo dichiarato di Psychonaut dei Brainticket. Capitanati dall’organista e flautista belga Joel Vandroogenbroeck i Brainticket comprendevano musicisti svizzeri, tedeschi, italiani. Progressive e krautrock le coordinate all’interno delle quali si muovevano. Psychonaut, fu pubblicato nel 1971 dalla piccola etichetta italiana Durium, curiosamente già attiva durante gli anni del regime fascista come Durium La voce dell’Impero, e rappresenta la loro prova migliore dopo Cottonwoodhill (1971) e prima di Celestial Ocean (1974).

La febbre dell’oro

Le compilation e i greatest hits mi provocano sempre malesseri speciali, rarissime le eccezioni: Nuggets: Original Artyfacts from the First Psychedelic Era, 1965–1968 è una di queste. Fu compilata nel 1972 da Lenny Kaye che già allora accompagnava alla chitarra i reading di una semisconosciuta Patti Smith. In Nuggets trovarono posto quelle gemme grezze del garage-rock destinate a essere padri e madri putative del punk americano.

La scuola di Athens

L’Università della Georgia ha sede ad Athens, piccola cittadina a un centinaio di chilometri da Atlanta. Il vivace ambiente del college ha visto sul finire degli anni ottanta nascere band importanti come i R.E.M. e i B-52’s ma anche i meno famosi Pylon. I Pylon esordiscono con il singolo Cool/Dub nella primavera del 1980. Nello stesso anno pubblicano il primo LP Gyrate seguito, tre anni dopo, dal secondo e ultimo Chomp. La band si scioglie pochi mesi dopo.

Nel 1985 saranno omaggiati dagli stessi R.E.M. che pubblicano la loro Crazy come B-side del singolo Driver 8.

Fior di jazz dai fiordi

Strepitoso disco di jazz, registrato dal chitarrista norvegese Terje Rypdal in compagnia di Bjørnar Andresen  al basso ed Espen Rud alla batteria, Min Bul viene registrato nell’autunno del 1970 ad Oslo e stampato in sole trecento copie. Per fortuna una di queste copie perviene alle orecchie dei Nurse With Wound che inseriranno il disco di Rypdal e soci nella famigerata lista che campeggia sulla copertina di uno dei loro primi dischi e divenuta nel tempo miniera di sconosciuti capolavori come questo disco.

 

Quattro grandi punti (esclamativi)

“Our airplane, flies high, and higher / Our airspace, looks right, it’s perfect, from up here / We touch down, we come down, completely, full of fear / They meet us, good people, they’re right here / Their island, their palace, makes us high, and higher / Catania, so full, soulful, gigantic”

Quattro album e due EP condensano la carriera dei June of ’44 da Louisville, Kentucky. Jeff Mueller proveniva dai Rodan, Doug Scharin dai Codeine e già questo basterebbe come (ottima) referenza. Il resto della band era formata da Sean Meadows e Fred Erskine. Alla matrice math-rock degli Slint aggiunsero maggior cromatismo sonoro e gusto per la melodia. Four great points uscito nel 1998 per la Quarterstick resta probabilmente la loro prova migliore ma ci sarebbe veramente l’imbarazzo della scelta.  Dopo un silenzio ultradecennale saranno tra pochi giorni in Italia, paese da loro amato (come testimoniato dalla loro Southeast of Boston su Anahata).

Urbi et Orbi

I primi quattro album dei Talking Heads sono uno più bello dell’altro e non ci si può permettere di non ascoltarli. Ma vale la pena ascoltare, e vedere, anche il concerto che tennero a Roma nel dicembre del 1980 in formazione extralarge: infatti a  coadiuvare i quattro membri fondatori, David Byrne, Tina Weymouth, Jerry Harrison e Chris Frantz c’erano lo strepitoso Adrian Belew, Busta Jones, Bernie Worrell, Dolette McDonald e Steven Scales: i suoni metropolitani della Grande Mela si mescolano a ritmiche di matrice africana.

Un flusso sonoro che è un fiume in piena e tracima funky da ogni dove, fortunatamente immortalato dalle telecamere della RAI.

Senza una terapia

La tesi del dottor Huber era che le malattie psichiche erano pura invenzione della società borghese: bisognava quindi lottare contro ogni forma di terapia e valorizzare la malattia psichica come strumento di lotta di classe. Da queste premesse nacque nel 1970 ad Heidelberg il Sozialistisches Patientenkollektiv (SPK). Il SPK non tardò ad entrare in conflitto con la psichiatria ufficiale con i suoi cinquecento membri messi sotto stretta sorveglianza della polizia. Accusati di essere collusi con la banda criminale Baader-Meinhof e i terroristi della Rote Armee Fraktion furono costretti a sciogliersi dopo l’arresto dello stesso Huber.
La sigla SPK tornerà dieci anni dopo agli antipodi della Germania quando Graeme Revell e Neil Hill, due operatori psichiatrici di Sydney, la useranno per il loro progetto musicale: nell’intento del duo l’elettronica industriale diventa lo strumento d’indagine per l’alienazione urbana e le sue conseguenze psichiche.

Testa e cuore

Dietro le quinte della new wave americana brigarono le migliori menti dell’intellighentia musicale del tempo: Brian Eno, John Cale, Philip Glass. Quest’ultimo, uno dei maestri del minimalismo, nel periodo che intercorre tra le sue Einstein on the beach (1975) e Koyaanisqatsi (1983) si dedicò alla produzione di un gruppo newyorkese: i Polyrock.
Due dischi, Polyrock (1980) e Changing hearts (1981) estremamente creativi dove si sente la mano di Glass nel bilanciare serrati ritmi funky e uno spiccato romanticismo.

L’arte dell’incontro

“Di mattino abbuio / Di giorno attardo / Di sera annotto / Di notte ardo. // Ad ovest morte / Gli vivo contro / Del sud captivo / Mio nord è l’est. // Gli altri computino / Passo per passo / Io muoio ieri // Nasco domani / Vado ov’è spazio / Mio tempo è quando.”

1969. Giuseppe Ungaretti, proprio lui, il poeta, ha 81 anni. Ha conosciuto Vinicius de Moraes nel ’37 quando insegnava letteratura italiana a Sao Paulo. Vinicius de Moraes è un poeta esordiente ma colpisce Ungaretti al punto da spingerlo a tradurne in italiano le opere.
Nel ’69 Vinicius de Moraes, come tanti altri artisti brasiliani è all’estero: in patria c’è una ditttatura militare. Arriva in Italia con il chitarrista Toquinho. I due insieme a Sergio Endrigo e a Giuseppe Ungaretti, che recita alcune poesie, confezionano l’album La vita, amico, è l’arte dell’incontro. L’album prodotto da Sergio Bardotti e arricchito dagli arrangiamenti di Luis Bacalov è uno di quei piccoli dischi che sottovoce sussurrano al cuore e scaldano l’anima.