Molto prima di comporre la sigla della soap Beautiful Roberto Colombo sfornò l’ottimo Sfogatevi bestie, disco di jazz-rock entrato a far parte della famigerata Nurse With Wound list. Il disco, licenziato per l’etichetta Ultima Spiaggia che pubblicherà anche il successivo Botte da orbi, vedeva alle voci quel Marco Ferradini che arriverà alla stranotorietà con la celebre Teorema.
Gli olandesi Shoking Blue si formarono nel 1967 ma giunsero al successo solo dopo l’ingresso in formazione della cantante Mariska Veres. Il singolo Venus nel 1969 conquistò le classifiche europee prima e americane (e le riconquistò negli anni ottanta con la versione dance delle Bananarama). Venus fu inserita anche nell’album At Home che conteneva anche un altro brano Love Buzz che sarà riproposto ottimamente nel 1989 dai Nirvana nell’album d’esordio Bleach.
Nella sua breve vita l’etichetta Ultima Spiaggia ebbe il merito di lanciare il cantautore bergamasco Ivan Cattaneo. Tra il ’75 e il ’79 licenziò i primi tre LP dello stravagante artista, lo sperimentale UOAEI, il demenziale Primo, secondo e frutta (Ivan compreso), Superivan con la partecipazione della Premiata Forneria Marconi. Con quest’ultimo comincia la deriva pop che lo porterà nel 1980 al successo commerciale con il singolo Polisex.
“Dopo varie disperate ricerche ho ritrovato quattro album, che reputo essenziali, per la mia vita e soprattutto per la vostra ed incredibilmente ho scoperto che sono miei. Perché allora negare a Toni Verona (ultimo vero discografico morente) un prestigio, che non si merita e il piacere di insperati quanto insulsi guadagni?”
Così si esprimeva, era il 2011, Enzo Jannacci quando finalmente vide pubblicati in CD i quattro album usciti tra il ’75 e il ’79 per l’etichetta Ultima Spiaggia, fondata da Ricky Gianco e Nanni Ricordi (Quelli che…, O vivere o ridere, Secondo te… che gusto c’è, Fotoricordo). In particolare Quelli che… e Fotoricordo rappresentarono rispettivamente la prima e l’ultima uscita discografica della breve vita dell’Ultima Spiaggia. E per il grande cantautore milanese e la sua inconfondibile poetastrica uno dei più immeritati e scellerati oblii durati appunto fino alla rimasterizzazione di pochi anni fa per la Alabianca di Toni Verona.
In una scena de La dea dell’amore, il protagonista, interpretato dal regista, Woody Allen, propone di chiamare il figlio Django come Django Reinhardt, il famoso chitarrista di origini sinti che con il violinista Stephane Grappelli, il bassista Louis Vola e gli altri due chitarristi Roger Chaput e il fratello minore di Reinhardt, Joseph formarono nel 1934 il Quintette de Hot Club de France. Nell’importante programma radiofonico newyorkese ideato da Boris Vian, il quintetto, che aveva la pecularietà di essere formato da soli strumenti a corda, venne presentato subito dopo Philippe Brun.
C’era una volta il grunge, Seattle, i cadaveri straziati e mangiati degli Andrew Wood, dei Cobain e dei Layne Staley. C’era un calderone di dischi belli e brutti. Invero pochi reggono al setaccio del tempo trascorso. Tra questi Vs, il secondo disco dei Pearl Jam di Eddie Vedder e soci. Disco diretto e immediato, splendidamente rappresentato dal muso contro la recinzione della pecora in copertina, che preferisco agli anthem di Ten, il disco di esordio, e alla produzione successiva.
“siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro” (Bandiera bianca, Franco Battiato)
Così come è molto difficile non conoscere le hit Figli delle stelle e Tu sei l’unica donna per me è altrettanto facile non conoscere la vita precedente di Alan Sorrenti, una vita che comprende due ottimi dischi sperimentali Aria (1972) e Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto (1973) entrambi pubblicati dalla Harvest, la stessa etichetta dei Pink Floyd, e che vedono la presenza, nel primo LP, di un musicista del calibro di Jean Luc Ponty, violinista presente in più di un disco di Frank Zappa e, nel secondo LP, del flautista David Jackson dei Van der Graaf Generator.
Nel mezzo, prima di prendere la strada della musica da discoteca con annessa rapida ascesa e rovinosa caduta e un presente di apparizioni assolutamente imbarazzanti su cui è inutile infierire, il tentativo di cimentarsi con la canzone tradizionale napoletana, la classica Ditencello vuje, in chiave prog.
The atmosphere’s strange / Out on the town / Music for pleasure? / It’s not music no more / Music to dance to… / Music to move? / This is music to march to! / Do a wardance”
Non c’era molto di cui compiacersi nella turbolenta Inghilterra del post-punk. E i Killing Joke arrivarono a gettare ulteriore benzina sul fuoco. Nacquero dall’incontro, leggenda vuole in un ufficio di collocamento londinese, tra giovanni disoccupati e arrabbiati. Nel marzo del 1980 uscì il singolo Wardance, in copertina Fred Astaire che balla su cumuli di macerie. Poi il primo album, con un’altra copertina programmatica, una foto di guerriglia urbana in un bianco e nero molto saturo e una serie di pezzi al vetriolo. Ci vorranno altri album prima che le vampe dell’esordio comincino ad apparire meno minacciose.
Il libro Jazz in Paris raccoglie i testi delle trasmissioni radiofoniche preparate da Boris Vian per la WNEW. La radio newyorkese trasmise infatti nel periodo 1948-49 il meglio del jazz proveniente dalla capitale francese che vide in quegli anni un gran fermento grazie anche ai tanti musicisti americani che a Parigi trovarono il successo e lì scelsero di stabilirsi per periodi più o meno lunghi. Il primo artista ad essere presentato al pubblico americano fu il trombettista Philippe Brun, nato nel 1928 e negli anni al fianco di Django Reinhardt, Ray Ventura, Alix Combelle.
Formatosi a Cheltenham, non lontano da Bristol, i Pigbag devono le loro fortune all’incontro con il chitarrista Simon Underwood del Pop Group. E sarà proprio l’etichetta Y Records, la stessa del Pop Group, a pubblicare nella primavera del 1981 il primo singolo, lo strumentale Papa’s got a Brand New Pigbag il cui titolo scherza con la famosissima canzone di James Brown. Dopo questo primo singolo la carriera dei Pigbag continuerà fino al 1983 con una serie di album in cui l’elemento del funk colorerà l’impalcatura post-punk della loro musica.