L’incandescenza del nucleo

La copertina del primo disco dei Nucleus di Ian Carr è eloquente: un magma ribollente che squarcia il fondo nero. E ad ascoltarlo la sensazione rimane la stessa. Un ibrido di jazz e rock, o meglio, come titolava il loro primo disco un Elastic Rock il cui nucleo è la tromba davisiana di Ian Carr e attorno al quale ruotano fior di musicisti spesso coinvolti in un andirivieni dai Soft Machine.

Hai poi scoperto di che colore è un camaleonte allo specchio?

1784. L’architetto francese Etienne-Louis Boullée progetta un cenotafio per Isaac Newton. Utopico omaggio illuminista al genio inglese, un’immensa sfera cava del diametro di 150 metri con un gigantesco globo al centro a fare per riflessione le veci del Sole.

1998. La band dei Croma licenzia Discromatopsia. Strumentazione classica, recitato alla Emidio Clementi, nella lunga Cenotaphé a Newton rievocano l’utopia di ogni ragione.

Le nostre truppe operano nella regione del sogno

Fondati nel 1981, Tomografia Assiale Computerizzata è longeva creatura di musica industriale, le ultime registrazioni datano 2003, che ha visto, negli anni, avvicendarsi svariati membri attorno alla figura di Simon Balestrazzi. Dopo una prima cassetta edita nel 1982, l’esordio omonimo su vinile data 1983 ad inaugurare la parmigiana Azteco Records.

Atalanta ermetica

Tycho Brahe, astronomo danese, l’uomo dal naso d’oro, quasi modello per le figure dell’Arcimboldo. Keplero e le sue orbite ellittiche. Giordano Bruno tra numerologia e mnemotecnica. E ancora i costruttori d’automi e i maghi. Rodolfo II convoglió a Praga le figure più eccentriche del tardo cinquecento.
Tra questi anche il tedesco Michael Maier. La sua Atalanta fugiens è un’opera multimediale ante litteram che unisce incisioni, musica, poesie ed epigrammi, una summa delle conoscenze ermetiche.

Qui una registrazione del 1986 edita dalla Claudio Records:

 

E il graffio è un volo

La ragazzina che, quindicenne, aveva vinto il Festival di Sanremo, non era affatto nuove alle giravolte e così dopo l’elegante album di cover del Nada Trio, in compagnia degli Avion Travel Ferruccio Spinetti e Fausto Mesolella, piazza la zampata rock conTutto l’amore che mi manca. L’album, uscito nel 2004, è prodotto da John Parish, che suona anche in qualche traccia, e vede la presenza di Howe Gelb dei Giant Sand, Giorgia Poli degli Scisma, Cesare Basile.

Un disco energico e fragoroso, con il cuore di pietra della copertina che va in frantumi nell’ultima, la ghost track nella versione in CD, de Le madri.

Accoppiamenti giudiziosi

Scoperto casualmente un po’ di tempo fa, The Take Vibe EP contiene un pezzo assolutamente geniale: Golden Brown degli Stranglers rimiscelata con Take Five di Dave Brubeck. A complemento una cover jazz di Walking on the Moon dei Police. Lode all’autore, Laurence Mason, sassofonista, che durante il lockdown tirò fuori questo geniale tributo al tastierista degli Stranglers, Dave Greenfield, morto per Covid e Paul Desmond, sassofonista del quartetto di Brubeck. Chapeaux.

 

L is for Love

Per mere questioni anagrafiche il mio incontro con Nick Cave data il 1994 con Loverman, secondo singolo estratto dall’album Let Love In. Da lì cominciò l’ascolto a ritroso di ogni cosa incisa da Re Inchiostro in precedenza. Ma questo disco conserva ancora il fascino della prima volta.

Radio attiva

13 febbraio. Data scelta dall’UNESCO quale giornata mondiale della radio, che sentitamente ringrazio per l’inestimabile compagnia quotidiana e omaggio con un post dedicato alla colonna sonora di Radio days, film tributo di Woody Allen ai tempi eroici della radio.

Le canzoni accompagnano le vicissitudini di una famiglia newyorkese di origine ebraica. Si potrebbe polemizzare che nella radio d’anteguerra compariva solo jazz fatto dai bianchi, edulcorato e inoffensivo. Ma d’edulcorato e inoffensivo oggi lo spazio hertziano ne è strapieno.

Luce bianca

Il 25 e 26 giugno 1998 allo stadio comunale di Prato il Consorzio Produttori Indipendenti organizzò la seconda edizione de Le notti di Maciste. Sul palco si alternarono tutti i gruppi che gravitavano attorno ai C.S.I. di Giovanni Lindo Ferretti e soci. La sorpresa di quelle due sere furono i francesi Ulan Bator: non li conoscevo e quando aprirono il loro set fui colpito alle spalle dal muro di chitarre di Lumiere blanche. Pensai che sul palco fossero in quindici a suonare: era “soltanto” un trio!
Presentavano il loro primo disco italiano Végétale, dopo avere registrato due minialbum in terra di Francia (e di cui uscirà una compilazione, Polaire, di brani tratti da quei due dischi nella collana Taccuini del C.P.I.). Il disco successivo Ego: Echo, ultimo con la line-up originaria, fu prodotto da Michael Gira degli Swans e con ospiti Jean Hervé Peron dei Faust con cui hanno spesso condiviso il palco. Una storia che continua tutt’oggi attorno  al fondatore e frontman Amaury Cambuzat.