Immagino l’anonimo lettore che nella primavera del 2019 leggerà del sottoscritto che nell’estate del ’96 ascoltava Emidio Clementi declamare di come nell’inverno dell’85 ascoltasse un disco di Jim Carroll uscito nell’80, magari in autunno. E tutti e quattro, Carroll, Clementi, lo scrivente e l’anonimo lettore accomunati dall’essersi sentiti, prima o poi, come il soffitto della chiesa bombardata di Wicked Gravity.
Gran personaggio, Jim Carroll, ragazzino cattolico di origine irlandese dal precoce talento letterario e grande scommessa del basket, presto persa per una rapida discesa negli inferi delle droghe, a un certo punto reinventatosi rocker. L’esordio discografico della Jim Carroll Band è del 1980 con Catholic Boy. Jim ha già superato i trent’anni, splendidi i testi e musica nel segno di un trascinante punk-rock sulle orme dell’amica Patti Smith (inevitabile direi, vista la partecipazione al disco di Allan Lanier, compagno della Smith e musicista dei Blue Oyster Cult).