La sfortuna dei Chameleons è stata quella di essere arrivati un attimo dopo i più illustri Joy Division, The Cure, Echo & The Bunnymen. Il loro primo disco Script of the bridge esce solo nel 1983 quando la festa del post-punk è ormai agli ultimi giri di danza.
Ed è un imperdonabile peccato che il disco passi sotto traccia: già la copertina del disco, opera del chitarrista Reg Smithies, mette in evidenza la componente onirica e romantica della loro musica e dei testi del cantante Mark Burgess.
“In his autumn before the winter comes man’s last mad surge of youth.” “What on earth are you talking about?” Queste le due frasi, rapite da un film sconosciuto, introducono l’iniziale Don’t fall, seguita da brani come Monkeyland, Second skin – che pare alludere a un’esperienza post-mortem, – A person isn’t safe anywhere these days, la preferita di Burgess con cui il gruppo aprirà generalmente i concerti, fino al verso finale “You wait until your time comes round again” che chiude View from a hill e di fatto il disco.
Il secondo album What does anything mean basically? verrà pubblicato nel 1985 e comprenderà altre ottime canzoni così come l’anno successivo Strange times, con una delle mie copertine preferite in assoluto. Ma le vendite scarse porteranno nel 1987 il gruppo a sciogliersi.