Il losco figuro che me li fece conoscere, mezza vita fa, era esaltato dal loro nome: “Gesù lucertola” cianciava. Ma andava tradotto semplicemente con basilisco, la lucertolina quasi alata capace di camminare sull’acqua. E forse di sguazzare nel sangue della vasca da bagno di Mary, primo atto di un repertorio seriale di nefandazze ora narrate ora sputacchiate dal cantante David Yow già nei seminali Scratch Acid col sodale David Wm. Sims e qui ancora in trio col chitarrista Duane Denison: solo piú tardi la batteria elettronica sarà sostituita da un batterista in carne ed ossa.
Bloody Mary è post-hardcore che vanterà innumerevoli tentativi di imitazione, Nirvana in primis, ma tutti inferiori al modello originale.